la nuova stretta

Dpcm, scontro sulle nuove misure anti coronavirus: coprifuoco, ristoranti, palestre e nodo scuola

La trattativa, come al solito, è serrata. Nel Governo, con il susseguirsi di incontri e riunioni, resta vivo il confronto (scontro) tra chi è per la linea dura e chi invece preferisce che la convivenza con il virus sia improntata il più possibile alla ’nuova normalità’, sia pure fatta da nuove regole e protocolli da rispettare. C’è Roberto Speranza che punta ad intervenire «adesso con più forza sulle cose non essenziali per evitare di dover incidere domani sull’essenziale» e c’è Matteo Renzi che dice no «a un’Italia in lockdown» e alla scuola a distanza. Ci sono poi le Regioni, che da un lato intendono salvaguardare il tessuto produttivo e imprenditoriale del proprio territorio (e quindi dicono no alla chiusura alle 22 di ristoranti e locali e alla possibilità di abbassare le saracinesche di parrucchieri, palestre e piscine) e dall’altro insistono sul problema del trasporto pubblico locale, guardando alla didattica mista come a una possibile soluzione.

Giuseppe Conte, però, non vuole divisioni, non in un momento così difficile per il Paese. Il premier, quindi, si fa ancora una volta mediatore, dicendo no a una ’strettà che possa gettare i cittadini nello sconforto. Nessun lockdown, quindi, ma interventi mirati su settori e luoghi che - secondo quanto dimostrato da analisi e dati scientifici - sono a maggiore rischio di contagio. Sulla scuola si consuma il braccio di ferro più duro. Lucia Azzolina, collegata in videoconferenza con Governatori e sindaci, ribadisce la linea: le lezioni in presenza sono «fondamentali per tutti, dai più piccoli all’ultimo anno del secondo grado». la ministra ricorda come per le superiori una parte di didattica digitale sia già presente, ma apre sulla possibilità di differenziare gli orari di ingresso e uscita: «Nessuna misura generalizzata, ma interventi mirati, territorio per territorio, e d’intesa con dirigenti scolastici e famiglie», dice chiaro. Dai Comuni, però, il grido di allarme non si placa: «È indispensabile una disposizione urgente e nazionale che disciplini gli orari di ingresso e di uscita degli studenti delle scuole superiori. È passato il tempo delle conferenze di servizi», taglia corto il presidente Anci Antonio Decaro.  Sul fronte dei trasporti, però, non è solo la scuola a intervenire. Oltre alle scuole superiori, Paola De Micheli assicura che arriverà «un’ulteriore spinta della flessibilità» anche per il lavoro e si punterà a un aumento dello smart working, in modo da risolvere il problema «senza toccare la soglia dell»80% di capienza« prevista per i mezzi pubblici. Sui bus, dice, »il rischio contagio è bassissimo«, ma esiste »una percezione di insicurezza sulla quale intervenire«. Ed è anche per questo, assicura, che verranno intensificati i controlli sulle banchine. Francesco Boccia chiede »unità e responsabilità« e apprezza la »grande collaborazione« messa in campo da Regioni e enti locali. Stefano Bonaccini apprezza il lavoro fatto, ma - insieme ai colleghi - aspetta di vedere i testi. Non solo. Dopo le misure, insiste, è necessario prevedere »immediatamente istituti di protezione e di ristoro economico« per tutte le attività interessate da eventuali limitazioni. Il presidente della conferenza delle Regioni scrive direttamente al premier chiedendo un tavolo di confronto permanente sul fronte economico.