altro che consulenze

Massimo D'Alema diventa ricco vendendo vino ai cinesi

Andrea Giacobino

Meglio vendere vino ai cinesi che usare il proprio passato politico per fare il consulente. Deve pensarla così Massimo D’Alema quando poche settimane fa ha approvato a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro i bilanci del 2019 della sua DL & M Advisory, basata a Roma, e della Silk Road Wines la cui sede legale è invece a Orvieto. Della prima società l’ex presidente del consiglio e segretario dei Ds è amministratore e socio unico: costituita a inizio dello scorso anno e avente a oggetto la «consulenza nell’ambito dei processi di internazionalizzazione» di diversi mercati esteri «per la ricerca e l’attrazione di investimenti di aziende private», ha chiuso il primo bilancio con ricavi per 172mila euro e un mini utile di 27mila euro.

Della seconda società, «Vini della strada della seta» dall’inglese, nata anch’essa nel 2019, D’Alema è amministratore assieme al noto enologo Riccardo Cotarella: i due figli del politico (Francesco e Giulia) hanno cadauno il 17,5%, il 50% è delle tre figlie di Cotarella (Dominga, Enrica e Marta) mentre il 15% restante che era di D’Alema padre è stato da questi ceduto al fondo lussemburghese Amana Investment Glass Fund. La società, che commercializza vini all’ingrosso, ha chiuso il suo primo bilancio con ricavi per oltre 483mila euro e un utile di 172mila euro. E sul totale delle vendite ben 482mila 190 euro sono state quelle realizzate in Cina.