capogruppo fdi alla camera

Lollobrigida: con questa maggioranza sciatteria al potere. E ci snobbano pure

Pietro De Leo

«Per colpa della maggioranza, il Parlamento non ha dato un’indicazione su un tema fondamentale, che riguarda la salute e la libertà di tutti». Raggiungiamo Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, al termine di una giornata rovinosa per la maggioranza rosso-gialla, nel corso della quale è mancato il numero legale nelle votazioni sulle risoluzioni riguardanti le comunicazioni del Ministro Speranza.
Il Pd sostiene che è a causa dei deputati in isolamento Covid, che non sono considerati in missione.
«Dalla maggioranza qualcuno ha anche parlato di “sciatteria”. Mancavano più di 90 deputati di maggioranza e non ci risulta che il numero in isolamento raggiunga questa cifra. La maggioranza ha evidentemente considerato il tema poco importante. Noi avevamo chiesto che si trattasse l’argomento del dpcm oggi (ieri per chi legge n.d.r) mentre avremmo voluto che Conte venisse poi ad illustrare le ragioni che lo hanno portato ad annunciare alla stampa, prima ancora che al Parlamento, il 31 gennaio come data di scadenza dello stato di emergenza. La cosa ha implicazioni serie sulla società, sull’economia, sulla vita delle persone».
Insomma, lamentate ancora poco ascolto da parte del governo?
«Fratelli d’Italia ha sempre chiesto di confrontarsi sui temi, di essere informata sulle condizioni reali della nazione, dal punto di vista sanitario ed economico. Non c’è stata da parte del governo alcuna disponibilità al confronto. Fratelli d’Italia ha rifiutato – e spero lo abbiano fatto anche le altre forze del centrodestra - le mancette offerte dal governo per accordarci sul decreto agosto. Non ci servono spicci per accontentare le clientele, ma una corresponsabilizzazione completa rispetto ad una strategia per salvaguardare l’Italia, rispetto alla quale il governo non sta adempiendo al suo ruolo primario».
In che senso?
«È chiaro a tutti che l’unica cornice nella quale opera questo governo è il tentativo di restare al suo posto a prescindere dalla volontà degli italiani ricercando una coesione non su comuni progetti ma su reciproci scambi di favori in termini ideologici, come è avvenuto con il decreto sicurezza». 
Le assenze di ieri e il tema del pericolo contagi ci portano su un altro tema: il voto telematico a distanza, auspicato dalle forze di maggioranza. Voi come la vedete?
«Siamo contrarissimi, per ragioni che riguardano la nostra Costituzione. Il motivo per cui ai Palazzi che ospitano Camera e Senato viene riservato un particolare trattamento, per esempio non possono entrare le Forze dell’Ordine e godono di autodichia, è salvaguardare la libertà del deputato di potersi esprimere, cosa che non può avvenire in nessun altro luogo esterno. In teoria, un deputato davanti ad un computer potrebbe essere anche minacciato prima del voto o indotto a votare in maniera diversa rispetto a come avrebbe fatto nella propria coscienza. I dettami costituzionali vanno rispettati e non possono essere oggetto di una strumentalità volta a garantire la tenuta di una maggioranza che nei momenti importanti ha altro da fare rispetto a partecipare ai lavori parlamentari». 
Si è conclusa una tornata elettorale partita dalle regionali e poi arrivata ai ballottaggi per le amministrative. Se guardiamo ai capoluoghi, però, i ballottaggi non sono andati benissimo per il centrodestra. 
«Fratelli d’Italia ha ottenuto grandissime vittorie. Nel Lazio, tra conferme e Comuni conquistati, vince a Terracina, Ceccano, Palombara, Anquillara, Ariccia, Civita Castellana. Risultati importanti, proprio nella regione governata dal segretario Pd. Poi abbiamo vinto a Marsala e anche a Senigallia. Rispetto alle altre amministrative abbiamo triplicato i consensi».
In queste ultime settimane c’è stato un avvenimento importante per Fratelli d’Italia, l’elezione di Giorgia Meloni a Presidente di Ecr, la famiglia dei conservatori europei. Come si sta evolvendo la destra italiana?
«Un autorevole esponente della sinistra mi ha scritto: “è la cosa più importante che la destra ha fatto negli ultimi anni”. Ora, io non so se sia davvero la cosa più importante, ma di certo è la prima volta che un italiano presiede una delle grandi famiglie europee. Ed è la prima volta anche che a farlo sia una donna. Si tratta di una realtà molto importante, Ecr infatti annovera circa 40 partiti. Si pone fine alla leggenda di “Fratelli d’Italia isolata a livello internazionale”. Bene. Sul piano interno siamo arrivati a percentuali di consenso inimmaginabili quando eravamo al 4%, e non ci basta. Nel contesto europeo, invece, perseguiamo il modello confederale e vogliamo riportare al centro i valori dei padri fondatori». 
Sul Corriere della Sera, il Cardinal Ruini ha detto che sia Giorgia Meloni che Matteo Salvini devono sciogliere i nodi con quel blocco che governa l’Ue. Quale può essere una strada da seguire?
«Ponendo in atto un’iniziativa politica affinché i popoli siano rappresentati e si trovi una sintesi sulle politiche comuni, cosa che adesso non esiste. La presidenza a Giorgia Meloni è il segnale di voler rompere l’attuale stato di cose».
Con il trend elettorale positivo per FdI e la veste internazionale di Giorgia Meloni si apre la questione della leadership di centrodestra? 
«Noi questo tema lo abbiamo sempre messo in secondo piano. Per quanto ci riguarda, la priorità è sempre stata avere un centrodestra unito e coeso, dove nessuno facesse alleanze con il Pd e il Movimento 5 Stelle. Sulla scelta del leader abbiamo sempre adottato questo criterio: spetta a chi prende più voti. In quest’ottica abbiamo la possibilità di individuare nel migliore dei modi la squadra più competitiva da mettere in campo e chi dovrà guidarla per la sfida delle elezioni politiche». 
A proposito di squadra e di sfida. A Roma, il candidato sindaco sarà di Fdi?
«Abbiamo appena chiuso una tornata di amministrative. Il prossimo anno si parlerà delle grandi città che andranno al voto: Roma, Torino, Bologna, Milano, Napoli, più tante altre realtà. E nel centrodestra dobbiamo individuare ovunque persone in grado di far bene. Facendo tesoro degli errori compiuti nel passato, per non ripeterli, ma anche delle esperienze positive che ci hanno fatto vincere sfide impossibili, come nelle Marche».