verso le regionali

Clamoroso in Campania, le liste di Renzi e De Mita si uniscono. E De Luca gode

Carlantonio Solimene

L'ex rottamatore e il (non) rottamato. A Vincenzo De Luca i miracoli amministrativi non riusciranno un granché (non fosse stato per il Coronavirus e per i suoi monologhi show oggi in Campania non l'avrebbero neppure ricandidato), ma quelli politici sono decisamente la specialità della casa.

L'ultimo in ordine di tempo è aver fatto sposare due liste a suo sostegno che hanno padrini politici non proprio sconosciuti. E, fino a ieri, decisamente poco assimilabili. Trattasi di Matteo Renzi e Ciriaco De Mita. Si, proprio loro, i due ex premier che poco meno di quattro anni fa duellarono in tv sul referendum costituzionale - Renzi, ovviamente, lo difendeva; De Mita lo criticava e, alle urne, ebbe la meglio - e che non hanno mai nascosto di tollerarsi assai poco.

  

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Dell'ormai novantenne politico irpino Matteo ebbe a dire che era un «attaccato alla poltrona». Dell'ex sindaco di Firenze, Ciriaco coniò un epitaffio ancora più spietato: «Un uomo con opinioni di una stupidità insopportabile».

Si pensi che, per «macchiare» la figura rinnovatrice di Renzi - così, almeno, appariva qualche anno fa - dal web qualcuno ripescò una vecchissima foto proprio con De Mita. E dallo staff di Matteo si affrettarono a specificare che non si trattava certo di un inchino al vecchio big della Dc ma, semplicemente, di un appuntamento istituzionale a Firenze per omaggiare la figura di Nicola Pistelli.

I tempi, però, passano. E co si la gloria: sia per Matteo che per Ciriaco. Il primo affronta proprio alle Regionali l'esordio elettorale della sua Italia viva e, dati i sondaggi, teme il peggio. Il secondo, volendosi confermare decisivo per la vittoria di De Luca come cinque anni fa, ha rimesso in piedi la sua lista, «Prospettiva Popolare», ma si è trovato a corto di candidati a Napoli e Caserta.

Così, quando De Luca si è ritrovato con diciassette (diciassette!!!) liste a sostegno della sua ricandidatura, l'ordine ai suoi è stato perentorio: «Sfoltire. 0, al limite, accorpare». Matteo e Ciriaco non se lo sono fatti ripetere due volte. La sopravvivenza val bene un accordo col peggior nemico. E Renzi, d'altronde, aveva già tradotto l'assioma in realtà a livello nazionale, sponsorizzando il governo con i 5 stelle appena qualche mese dopo l'hashtag #senzadime.

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Naturalmente dopo le prime indiscrezioni sono fioccate le smentite, in particolare dai riferimenti locali di Italia viva (tacciono, invece, i demitiani). Ma sembra più che altro la reazione di qualche escluso rispetto a un'intesa che, secondo i ben informati, è stata siglata molto più in alto. Per l'ufficialità c'è tempo fino al 20, data di scadenza per la presentazione delle liste. E probabile che fino alla fine si discuterà col bilancino di posti da assegnare e di assessorati da intestarsi dopo l'eventuale vittoria di De Luca.

Verrebbe voglia di assistervi, a queste trattative, se davvero fossero condotte da De Mita e Renzi e non dai loro ambasciatori. Se ne ricaverebbe un ricco trattato sull'arte della politica: dire una cosa... e fare il contrario.