declino irreversibile

Col voto su Rousseau svanisce tutto. Gianluigi Paragone: il sogno svenduto per le poltrone

Gianluigi Paragone

“...E lo sputtanamento olè”, cantavano Cochi e Renato. “E lo sputtanamento, che cos’è...”. E’ votare su Rousseau la ricandidatura della Raggi, dopo che la stessa Lady Campidoglio aveva già annunciato di volerlo fare. E’ votare su Rousseau l’asservimento dei Cinquestelle al Partito Democratico che oggi non imbarazza come un tempo anzi è degno di accordi organici. C’erano una volta le parole guerriere oggi resta l’atteggiamento rassegnato e servile della damigella di compagnia, della comparsa tonta che regge il gioco del Sistema e di chi lo rappresenta perfettamente.

Ieri sulla piattaforma Rousseau - l’ultimo regalo di Gianroberto Casaleggio ai suoi - è andato in scena l’atto finale, triste, di un Movimento nato con l’effervescenza di chi vuole agitare le acque piatte e si ritrova sgasato, di chi è cresciuto con il piglio scapigliato di un giovane adolescenziale che sfida il mondo esterno e si rassegna a fare il palo della Banda dell’Ortica.

  

Ieri, col doppio sì alle proposte concordate dall’intesa tra Grillo, Di Maio, Zingaretti, Conte e persino Renzi, Gianroberto Casaleggio - lui che escludeva qualsiasi accordo col Pd <altrimenti mi dimetto>, lui che vietava qualsiasi deroga <altrimenti praticamente la cancelli> - è morto una seconda volta, senza funerali e senza ricordi fuori da una birreria di corso Magenta al grido di <onestà, onestà>.

Del resto quale onestà?, quando si tradisce il karma del Movimento, quando si rinnega il programma, quando si sfila ai più deboli la pietra che Davide scagliò contro Golia: a due anni dalla tragedia del ponte Morandi nessuna revoca ai Benetton è messa nero su bianco, così come il tradimento è totale sul fronte Tav, su Ilva, sull’Unione europea e sull’euro. E pure sul reddito di cittadinanza quante cose ci sarebbero da dire di fronte alle mille ombre che avvolgono la figura di Mimmo Parisi, il guru dei navigator, uno dei tanti beneficiari del circolo pomiglianese.

“...E lo sputtanamento, che cos’è”: l’eco dei milanesi Cochi e Renato arriva a ridosso di piazza della Scala, nella via stretta della Casaleggio e Associati dove i probiviri tirano i dadi delle regole, giudicano sulla base delle convenienze: nessuno più rendiconta da mesi ma non si dice nulla perché ci sono di mezzo fior di big. Il tirendiconto si ricorda oggi che il furbetto di turno - tal Marco Rizzone da Genova - viene preso col sorcio dei 600 euro in bocca accanto agli (oggi) odiati leghisti: lui, pizzicato a prendersi il bonus riservato alle partite iva tra le quali ci saranno sicuramente quei risparmiatori traditi che dovrebbe difendere dalle angherie delle banche lui che è membro della commissione d’inchiesta. Sì, buonanotte: i risparmiatori ancora non hanno visto un centesimo. Una commissione inutile che non fa nemmeno più notizia nonostante il potere delle banche sia arrogantemente intatto. Addomesticata pure quella.

Ieri, sulla piattaforma Rousseau, il Movimento è davvero diventato “Mò Vi Mento”, cioé la più colossale fake parlamentare in corso: nato guerriero morto servo del Signorotto Democratico.

Ieri, Piero Fassino si è preso la sua più grande rivincita senza nemmeno rendersene conto: <Grillo? Si faccia un partito e vediamo quanto prende>. Grillo effettivamente si fece un partito, prese una valanga di voti sulla base di una narrazione anti-sistema e anti-Pd, e oggi ha riportato tutto dentro quella casa per cui si voleva candidare, rifiutato, alle primarie. Ecco, Beppe Lassie è tornato a casa assieme a tutti i “lessi grillini”, tradendo chi in buona fede chiedeva di poter cambiare l’Italia. Sul comico e sui Cinquestelle orfani di Casaleggio senior cala il sipario, restano il Potere, i salamelecchi, le autoblu e quel codazzo di leccaculo di cui - absit iniuria verbis - Di Maio e soci ormai non possono fare a meno per sentirsi membri del governo.

Dunque, parta la sigla di chiusura. “...E lo sputtanamento, olè”.