No! No! No!

Tutte le bugie sparate da Conte per tenersi i superpoteri

Franco Bechis

No, signor presidente del Consiglio. Lei sarà abituato ormai a parlare davanti a platee che da tempo sono diventate “bimbe di Giuseppe Conte”, quale che sia il loro genere. Qualcuno per stima nei suoi confronti, la gran parte pensando alle proprie terga che mai più nella vita potrebbero poggiarsi come ora su comode poltrone. Queste bimbe ieri hanno detto sì alla sua richiesta di proroga dello stato di emergenza in Italia fino al prossimo 15 ottobre. Ma noi che bimbe non siamo e cerchiamo di ragionare con la nostra testa, le urliamo il nostro No con tutto che il fiato che abbiamo in gola. Non c'è una sola parola delle 3.351 che lei ha letto in Senato per giustificare questa nuova prepotenza verso gli italiani (che nessun altro paese d'Europa e nessun paese libero del mondo ha adottato per un tempo così lungo) che motivi la gravità della sua richiesta.

 

  

 

E per dirla fino in fondo non c'è una di quelle parole che sia veritiera. Lei ha sostenuto che dal 2014 ad oggi sono state adottate 154 dichiarazioni di stato di emergenza e che 84 volte alcune di queste sono state prorogate. La faccia bere alle sue bimbe, ad altri dica cose più serie. Non una di quelle 154 dichiarazioni era uno stato di emergenza nazionale, o vuole dirmi che le regole per la pioggia eccezionale nella provincia di Alessandria hanno cambiato vita e regole anche agli abitanti di Caltanissetta? Un presidente del Consiglio non ha il diritto di prenderci tutti per fessacchiotti, come è abituato a fare con i suoi fan. Ma vediamone uno di quegli stati di emergenza: quello dichiarato per il terremoto del centro Italia, che quattro anni fa distrusse Amatrice, Arquata del Tronto e decine di altri comuni di Lazio,. Marche, Abruzzo e Umbria. Lei signor presidente del Consiglio ha sulle spalle la responsabilità di due anni e tre mesi di quei quattro anni. Che ha fatto con quello stato di emergenza? Dove ha sveltito procedure, quanto ci ha messo a fare portare via le macerie, dove ha iniziato a ricostruire quelle comunità? La risposta è semplicissima: da nessuna parte. Lei non ha fatto assolutamente nulla, perché gli stati di emergenza li utilizza solo per costruire il suo personale potere, per addormentare i problemi della sua maggioranza, per ridurre al silenzio qualsiasi voce dissonante. Non usa i poteri straordinari a vantaggio degli italiani, siano essi di Amatrice, di Roma, di Palermo o di Milano. Avrebbe potuto, ma non l'ha fatto perché aiutare i terremotati non è così popolare (è gente disperata, ma sono pochi ai suoi occhi), non fa crescere i like sui suoi social, insomma non fa ingrandire la sua immagine il mattino quando si guarda allo specchio, che è l'unica bussola da lei utilizzata a palazzo Chigi.

Ci racconta che senza questi poteri speciali lei non potrebbe affrontare l'emergenza immigrazione, né affittare navi dove costringere chi arriva alla quarantena. E qui devo ricordarle che anche un comiziante come lei deve rispettare l'intelligenza degli interlocutori: non sta parlando solo a una festa delle sue bimbe. L'emergenza immigrazione lei proprio non l'affronta, almeno da quando non è più suo vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini: non si tratta di opinioni, sono i numeri degli sbarchi a certificarlo. I poteri ce li aveva, ma chi arriva qui in queste settimane le ha fatto sonore pernacchie che purtroppo sono dirette all'Italia che lei dovrebbe rappresentare, e dalla sua quarantena sono fuggiti come fosse un gioco da ragazzi.
Lei presidente ha sostenuto senza sprezzo del ridicolo che non prorogando lo stato di emergenza sarebbe addirittura a rischio “ la prosecuzione dell'attività relativa al numero verde 1500 per l'assistenza alla popolazione”. Lo sa quando è stato creato quel numero verde dal ministro della Salute Roberto Speranza? Il 27 gennaio scorso, in assenza di qualsiasi dichiarazione di stato di emergenza. Ecco, è il caso che strigli davvero i suoi uffici che le fanno pronunciare castronerie di questo tipo. Hanno anche loro un problema personale- il solo punto su cui lei non ha tutti i torti- perché senza stato di emergenza addio potere e addio visibilità per decine e decine di suoi collaboratori che riempono un nugolo di inutili task force la cui utilità è assai simile a quella del lavoro da lei compiuto per i terremotati che citavamo sopra: zero.

Fa sorridere invece qualche ingenuità del suo discorso. Come quella in cui lei drammatizza: senza stato di emergenza rischierebbero il loro lavoro i componenti del comitato tecnico-scientifico e pure il simpaticissimo ed efficientissimo commissario straordinario Domenico Arcuri. Pensa che milioni di italiani davanti a questa infausta previsione si stiano strappando i capelli dalla disperazione? Oh, santo cielo, professore Conte! Lo dico per il suo bene: metta il naso fuori dalle assemblee di cheerleaders, e guardi la realtà come è, non quella che le fa credere nel bunker chi le sta intorno. Fino a quel giorno grideremo il nostro NO.