Esonda il seveso

Alluvione democratica. Se il sindaco è di sinistra l'allagamento è assicurato

Francesca Mariani

C’è una scarsa, scarsissima corrispondenza d’amorosi sensi fra il Pd e le alluvioni. Sarà che, quantomeno per la lunga tradizione, i Dem governano una discreta fetta dei poco più di 7.900 Comuni italiani - una serie di studi, anche sul decennio passato, accreditano al centrosinistra circa 1.100 Comuni con oltre il 50% a monocolore Pd contro i 571 al centrodestra e il resto a liste civiche - fatto sta che le città da loro governate fin troppo frequentemente finiscono sott’acqua. E, purtroppo, in alcuni casi anche con tragiche conseguenze. 

 

  

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Il caso di Milano dove per l’ennesima volta è esondato il Seveso - almeno un paio di volte l’anno da decenni - è solo l’ultimo di una lunga serie. Sicuramente non aiuta il clima che sta assumendo, anno dopo anno, più la conformazione di quello tropicale che quello di tipo mediterraneo: piogge violente e rapide che mandano in tilt i sistemi fognari si susseguono con sempre maggiore frequenza e maggiore violenza.

Ma a parte Milano di ieri, pochissimi giorni fa è toccato a Palermo dove dal 2012 governa il Pd Leoluca Orlando. Il 15 luglio la pioggia colpisce il quartiere Baida, posto in collina. Da lì, l’acqua scende a valle finendo per allagare addirittura la Circonvallazione: sono sotto gli occhi di tutti le immagini allucinanti di macchine totalmente inghiottite dalle acque

Impossibile dimenticare poi Ignazio Marino a Roma il cui cognome si è sfortunatamente prestato a calembour più disparati: il «sottoMarino» con cui l’attuale sindaco, Virginia Raggi, prendeva in giro il suo predecessore per le piogge (pur essendosi rigirato come un boomerang su lei stessa) si somma alla rima con la parola «tombino», altro refrain con il quale, a ogni pioggia, ci si scagliava contro il povero chirurgo prestato alla politica.

Andando a ritroso nel tempo, si trova l’alluvione di Piacenza, nel 2015, quando era sindaco Paolo Dosi (Pd). Fra il 13 e il 14 settembre le piogge fecero esondare due torrenti, il Nure e l’Aveto, e il fiume Trebbia. I corsi d’acqua tracimarono non solo per la quantità di piogge ma anche per i detriti accumulati nei letti. Le acque travolsero Roncaglia, frazione di Piacenza, e una serie di piccoli comuni del luogo: Bettola, Rivergaro, Bobbio, Ottone, Farini, Ponte dell’Olio, Ferriere e Corte Brugnatella. Alla fine, si contarono 3 morti.

L’anno prima a essere colpita dall’acqua fu Genova, amministrata da Marco Doria, indipendente ma alla guida di una coalizione a trazione Pd. Genova che ha purtroppo una storia tragica: la prima fu con Marta Vincenzi, sindaco Pd di Genova nel 2011. A inizio novembre di quell’anno, la città venne colpita da un’alluvione: esondarono una serie di torrenti e il tragico bilancio si chiuse con 12 vittime accertate e un disperso. Il sindaco Vincenzi è stata poi condannata sia in primo grado che in appello a 5 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso. La seconda, appunto, nel 2014 con Doria: le piogge fanno esondare il Polcevera (quello del Ponte Morandi) e il torrente Cerusa più una serie di rii (il Busalletta, il Ruscarolo, il Fegino, il Torbella) A finire sott’acqua molti quartieri del Capoluogo: Bolzaneto, Certosa, Sestri Ponente, Sampierdarena. In quel caso le piogge investirono anche Imperia, sindaco Carlo Capacci, indipendente ma a capo di una coalizione fra il Pd e liste civiche e Savona, Federico Berruti alla guida di una colazione Pd e centrosinistra, e Albenga, sindaco Giorgio Cangiano (Pd). In quella stessa alluvione, venne colpita anche Milano e anche in quel caso esondò il Seveso. Il sindaco era Giuliano Pisapia, indipendente e alla guida di una larga coalizione di sinistra fra Pd, Sel, Federazione della Sinistra, Italia dei Valori, Radicali e liste civiche varie.