focolai e negligenze

Pasticcio bangladino: il governo si dimentica dei voli extra-Ue e riesplode il virus

Franco Bechis

Quando a fine giugno la Ue ha deciso di riaprire dal rimo di luglio i confini a 15 paesi extracomunitari il governo di Giuseppe Conte che ha la sindrome di sentirsi sempre il più bel fico del bigoncio mondiale, ha subito messo le mani avanti: «Noi vogliamo essere più prudenti degli altri». E abbiamo pensato di non aprire completamente le frontiere come gli altri in Europa e anche chi veniva da quei 15 paesi accettati da tutti gli altri (Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay e Cina a patto che ci sia reciprocità con gli europei), sostenendo che anche per loro era necessaria quella sorta di quarantena quindicinale che è l'isolamento fiduciario.

 

  

Gli altri paesi europei si sono fatti grasse risate dicendo ai nostri ministri: «Se è aperta Schengen, che senso ha essere più prudenti? Tanto gli abitanti di quei 15 paesi che atterranno in Germania e in Francia poi possono venire liberamente in Italia ...». Figuraccia, e anche noi abbiamo dovuto aprire frontiere senza nessuna limitazione a chi poteva venire liberamente in Europa. Ma con tutti gli altri, ci mancherebbe, pugno duro e frontiere serrate! Recita il sito del ministero degli Affari Esteri che chiunque venga da altri paesi del mondo può recarsi in Italia solo per pochissimi motivi utili (lavoro, salute e ricongiungimenti familiari) ma in ogni caso quegli ingressi «comportano ancora l’obbligo di isolamento fiduciario per 14 giorni».

 

Infatti solo nella giornata di ieri è atterrato a Roma un volo che proveniva da Dacca, Bangladesh, con 274 passeggeri a bordo di cui 36 positivi al coronavirus. Ma ne sono arrivati 1.200 nei giorni precedenti e nessuno era in isolamento...

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