fallimento continuo

Sulla cassa integrazione Tridico spara numeri a caso

Maurizio Gasparri

I numeri non sono parole. Tridico continua giocare con i numeri dissimulandoli attraverso le parole. Il governo ha inondato il Paese di proclami fatti di parole vuote. La sostanza è che non ci sono i miliardi promessi da Conte. Non sono state pagate le prestazioni sociali dichiarate da Tridico. Ormai tutti dicono e i fondamentali dell’economia lo confermano; sarà un autunno caldo perché le piazze si riempiranno di persone prese in giro da promesse cadute nel vuoto e che non si sono concretizzate in aiuti veri che il governo ha a più riprese fatto, come se fosse un Grande Fratello perennemente in onda.

I fatti: siamo al 7 luglio. Cioè a oltre quattro mesi dall’inizio di questa drammatica crisi sanitaria che è diventata una pandemia sociale ed economica. E che cosa proietta il più grande talk show nazionale?

  

 

Le imprese fanno fatica a rialzarsi, ma nonostante tutto dimostrano una dignità che il Governo ha ormai smarrito da tempo. Tridico per dovere istituzionale e onestà intellettuale avrebbe dovuto consigliare il governo a non perseguire la strada complessa e tortuosa di integrazioni salariali che sono ormai strumenti obsoleti risalenti al 1975, che non hanno funzionato in tempi ordinari. Inutile appellarsi a giustificazioni vacue del tipo che in quattro mesi abbiamo gestito domande che normalmente si presentano in cinque anni. Il primo vero fallimento che testimonia il pressapochismo di un governo che vive solo di dichiarazioni e di un manager di Stato che non sa come fare il suo lavoro è tutto sintetizzato in questa drammatica scelta che è il vero presupposto del fallimento. Un fallimento istituzionale. La mancanza di senso dello Stato che è poi continuato con una serie di bugie che hanno fatto perdere la percezione del mondo reale, se non fosse che hanno cercato di portare gli italiani in uno stato di bisogno vivendo un reality show permanente per distogliere l’attenzione da quelli che sono i veri problemi, e in questo caso dai veri fallimenti che vedranno accendere la loro miccia nel prossimo autunno. Il nuovo Pietro Micca italiano della Protezione sociale si chiama Pasquale Tridico. Ad oggi oltre 700.000 lavoratori non hanno ricevuto un euro.

 

. Le 30.200 domande di FIS (fondo integrativo sociale) non ancora lavorate dall’INPS stanno a significare che oltre 200.000 lavoratori non hanno ricevuto niente. Lo zero assoluto. Le aziende che sono state definite «pigre» da Tridico hanno conguagliato oltre 105 mila domande, ma solo 88.000 si sono viste riconoscere le anticipazioni economiche fatte ai propri dipendenti. Le altre 17.000 ancora aspettano. A questo si aggiunga che i soldi promessi dal Governo devono ancora vedere la luce. Le aziende sono sempre più in sofferenza. Ciò significa che quando sarà terminata la moratoria sui licenziamenti avremo un esercito di Italiani che andranno ad ingrossare le fila dei disoccupati. Altro che domanda che riparte. Ma tanto il numero uno pentastellato dell’INPS la soluzione ce l’ha nel cassetto: la povertà si sconfiggerà con il reddito di cittadinanza, miliardi e miliardi a fondo perduto che incideranno lo zero, zero sull’incremento del PIL, ma che è finanziato in debito pubblico. I nostri figli potranno vivere sonni tranquilli.

Oltre 43.500 le domande di cassa integrazione in deroga ancora da lavorare. Altri 200.000 lavoratori senza un soldo. Per non parlare poi degli oltre 300.000 ulteriori lavoratori che aspettano di percepire la Cassa Integrazione Ordinaria.
Se si sommano i dati delle inadempienze di Tridico tra i pagamenti diretti non fatti e i conguagli da trasferire alle aziende che hanno anticipato la prestazione sociale, le domande non lavorate sono oltre 48.000 su un totale di 269.000. Cioè quasi il 18% al 5 luglio. In tutto questo il capo della tecnostruttura dell’Istituto previdenziale, la dottoressa Di Michele non si pronuncia. Avalla neanche fosse un notaio le fantomatiche cifre proclamate dal Professore pentastellato.

Il Consiglio di Amministrazione dell’Inps con una nota pubblicata sul sito dell’Inps fa come Ponzio Pilato se ne lava le mani, non si pronuncia sulle scelleratezze del suo Presidente, limitandosi a ringraziare il personale per il buon lavoro svolto e l’impegno profuso.

Le condizioni per certificare il fallimento del vertice Inps, Presidente e Direttore generale ci sono tutte. I manager pubblici hanno delle responsabilità anche maggiori dei manager privati. L’obiettivo è stato fallito e se non hanno il buon senso di dimettersi devono essere destituiti, cacciati su due piedi. Non fosse altro che sono pagati con i soldi dei contribuenti italiani, quei contribuenti che non riescono a vedere un euro della loro cassa integrazione.