giustizia nel caos

Silvio Berlusconi, nei processi contro il Cav forzature e sentenze politiche

Caro direttore, nei processi politici - e tutti i 70 processi contro Silvio Berlusconi dal 1994 al 2013 sono stati processi politici - l’aspetto mediatico è decisivo. Ora mentre successivamente ci fu un’attenzione morbosa sui processi riguardanti le olgettine l’attenzione sul cosiddetto processo Mediaset riguardante l’evasione fiscale fu molto bassa da parte di tutti, di chi attaccava, ma anche di chi si difendeva per il carattere tecnico della materia. Eppure quello fu il processo che con un’ulteriore forzatura avvenuta al Senato nel 2013 portò Berlusconi fuori dal parlamento. Invece se, indipendentemente dal pentimento del magistrato Amedeo Franco si fosse seguito con attenzione il processo e lette le carte esso era chiaramente incredibile e forzato in tutto, nei tempi, nelle procedure, nella sostanza.

In primo luogo i tempi. In genere in Italia i tempi dei processi sono lunghi. No, in quel caso fra tribunale e appello i tempi furono rapidissimi. Nel primo grado del processo Mediaset il presidente non solo lesse il dispositivo della sentenza ma anche la sua stesura, che solitamente richiede almeno 60 giorni. Inoltre la sentenza-dispositivo del 26 ottobre 2012 è stata seguita a tempo di record (gennaio 2013) dal decollo del processo di secondo grado. Per quanto riguarda la Cassazione, poi, Berlusconi fu sottratto al suo giudice naturale che era la terza sezione, specializzata in reati fiscali (la quale lo aveva già assolto da accuse similari il 6 marzo 2013) con la motivazione risultata falsa che il processo sarebbe caduto in prescrizione in agosto. Di conseguenza fu apprestato quello che è risultato essere un autentico tribunale speciale. Nel corso dei due processi, poi, ci fu un’autentica strage di testimoni della difesa, con la protesta degli avvocati difensori, fra cui uno decisivo che era Bruce Gordon, capo della Paramount, il vero socio occulto di Frank Agrama. Originariamente i testimoni indicati erano 174, l’11 aprile 2011 il tribunale ridusse a 22 il numero dei testimoni a difesa.

  

L’aspetto insieme grave e grottesco della sentenza di condanna per reati fiscali è che venne assolto Fedele Confalonieri che, nella sua qualità di amministratore delegato, nel 2002-2003 aveva firmato il bilancio incriminato e invece fu condannato Berlusconi che non aveva più cariche sociali con la motivazione del tutto “ideologica” che egli a suo tempo aveva inventato il meccanismo finanziario-legale per arrivare all’evasione fiscale.

Adesso poi la sentenza civile smonta nel merito proprio la sentenza penale: Frank Agrama era un imprenditore reale, non fittizio legato a Berlusconi, per cui tutto ciò che Mediaset gli ha versato era dovuto. Nella realtà è risultato poi evidente che Agrama era il socio occulto di Gordon capo della Paramount e non di Berlusconi, e che Gordon successivamente, proprio per questo, fu estromesso dalla società. Agrama era così poco socio occulto di Berlusconi che risulta dagli atti processuali che prima provò a corrompere l’allora responsabile ufficio acquisti di Mediaset, poi corruppe 5 dirigenti Mediaset per ottenere maggiori ordinativi. Quindi in quel processo tutto era bacato dall’inizio alla fine.

Ciò detto, le forzature finali avvennero in Senato. In primo luogo fu deciso di cambiare il metodo di votazione, da segreto a palese. In secondo la Giunta delle elezioni respinse la richiesta di ascoltare la Corte Costituzionale visto che c’era un evidente uso retroattivo della legge Severino, approvata nel 2012, mentre i reati attribuiti a Berlusconi erano del 2002-2003. Nella realtà fin dal 1992-1994 (contro Craxi, una parte della DC, i partiti laici), poi contro Berlusconi, c’è stato uno stretto collegamento fra una parte della magistratura e una parte del PDS, oggi del PD. Non a caso l’on. Verini, oggi responsabile giustizia del PD, respinge ogni critica a quella sentenza e ribadisce il rifiuto dello sdoppiamento delle carriere. Egli appartiene a quell’area del PD da sempre in una posizione di servizio nei confronti delle procure.