tra imprese e assistenza

No al ritorno dello Stato padrone. Meglio avere politici all'altezza

Massimiliano Lenzi

Salviamoci dal ritorno dello Stato padrone. Anche perché la classe politica attuale non è in grado di essere padrona e paternalista di un bel niente. Perché lo Stato padrone è un mostro che assume varie forme di controllo sugli italiani: ambisce a diventar azionista nelle imprese italiane. Spera di far spendere i risparmi agli italiani, adesso che c’è la crisi causata dal lockdown voluto dalla politica.

Gode, lo Stato padrone, nel distribuire sovvenzioni a chi ha perso il lavoro per via della violenza della pandemia da coronavirus. Ecco, tutto questo, deve essere fermato in tempo se si vuole il bene dell’Italia. Leggendo, in questi ultimi giorni, gli interventi su diversi giornali di Romano Prodi, ex presidente dell’Iri ed ex premier ulivista, la pelle si accappona. Sostiene il Prodi: “L'Iri qui non c'entra nulla. Non è più tempo. Cassa depositi e prestiti è sicuramente uno strumento per l'azione dello Stato. Quando è necessario bisogna pensare a una partecipazione pubblica di minoranza nelle imprese anche per difendere da mire straniere le aziende indispensabili al nostro futuro. Non è statalismo: basta guardare a quello che fanno i francesi. Difendere gli interessi nazionali non è un affare da sovranisti.

  

Naturalmente mi auguro che il necessario intervento pubblico sia un fatto temporaneo”. E ancora: Ancora più importante, come dimensione quantitativa, è l' attivazione della domanda delle famiglie. Giacciono in banca quasi mille e ottocento miliardi di liquidi e le famiglie hanno speso, in questi mesi di isolamento, venti miliardi in meno. Questo denaro deve essere messo in circolo con tutta la velocità possibile, accelerando e incentivando la spesa dei consumatori. Se continuiamo a dire che la crisi durerà all' infinito e che la fine del nostro sistema economico è vicina, non ne usciremo mai. Questo non vuol dire iniettare inutile ottimismo, ma pungolare se stessi e i decisori ad agire”. Un ruolo ingigantito, quello che invoca Prodi per lo Stato italiano, che richiede un requisito: che lo Stato e la politica che ci governa siano all’altezza del momento tragico che stiamo vivendo. Purtroppo, secondo noi, non è così. Lo Stato e la politica oggi non sono affatto all’altezza di sobbarcarsi un compito di guida delle imprese e dei risparmi degli italiani. Con un aggiunta tragica e storica. Neppure la vecchia Democrazia Cristiana, nel secolo scorso, avrebbe mai osato tanto per le sue golose ambizioni. Il che la dice lunga sulla qualità di chi ci comanda. Perché, come ripeteva Giulio Andreotti, “sopravvivere è una grazia di Dio”. Purché non muoia, in questa ricerca della sopravvivenza, tutta l’Italia.