clamoroso strappo con il premier

La Chiesa rompe con Conte

Franco Bechis

E alla fine Giuseppe Conte è riuscito a fare perdere la pazienza anche ai vescovi italiani. I presuli si erano fidati di lui, che li aveva riempiti di panzane come ha fatto anche con Papa Francesco, assicurando che dal prossimo 4 maggio i cattolici sarebbero potuti tornare in Chiesa con tutte le misure di sicurezza necessarie e partecipare alla Santa Messa. Ma appunto era una bugia, su cui il premier aveva fatto esporre anche il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.  Per approfondire leggi anche: Niente messe aperte ai fedeli Nel nuovo dpcm annunciato ieri sera irrompendo come al solito nei tg di punta Conte continua a impedire le celebrazioni religiose, con la sola eccezione dei funerali che dovrebbero però essere celebrati preferenzialmente all’aria aperta con un massimo di 15 congiunti del caro estinto (a distanza di sicurezza e con obbligo di mascherina). Nemmeno dieci minuti dopo l’annuncio di Conte la Conferenza episcopale italiana ha dato alle agenzie un comunicato molto secco in cui per la prima volta si prendono con chiarezza le distanze da questo governo: «Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo», tuonano i vescovi, aggiungendo: «alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità - dare indicazioni precise di carattere sanitario - e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia. I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale». Ne ho citato ampi passaggi perché quella rivendicazione della libera Chiesa in libero Stato (come stabilisce la Costituzione italiana) diventerà una pagina importante della storia contemporanea e non è detto che al premier questa non vada di traverso, perché ieri la delegazione ministeriale di Matteo Renzi ha già detto che farà battaglia su questo punto in consiglio dei ministri. Conte in conferenza stampa naturalmente - come accade ogni volta che sbucano fuori le bugie dette - ha scaricato le responsabilità della scelta su qualcun altro: sarebbero stati come al solito gli scienziati a vietare la libertà di culto assicurata dalla Costituzione, lui che ne può? È sempre così da quando l'avvocato pugliese è approdato a palazzo Chigi: se c'è qualche buona notizia da dare, gonfia il petto e la ingigantisce facendosi i complimenti da solo. Se qualcosa non va, è sempre colpa di qualcun altro. Mica è lui a non fare riaprire bar, pub, pizzerie e ristoranti fino a giugno: sono gli esperti. Mica è lui a rimandare al lavoro milioni di padri e madri avendo però chiuso scuole e asili fino a settembre: se non sanno come tenere i loro figli, se la prendano pure con il ministro della Scuola Lucia Azzolina oltre che con i soliti esperti. Il buon premier invece un po’ ha pensato a loro: e pensate che con il decreto aprile (di cui però non c’è alcuna traccia alla data del 26 aprile), offrirà a quei padri e madri disperati la bellezza di altri 15 giorni di congedo al 50% dello stipendio che è come dare l’aspirina a un malato di Covid 19. Davvero poco concede Palazzo Chigi con la conclamata fase due che partirà il 4 maggio, e quasi nulla delle libertà costituzionali violate in continuazione in questi 45 giorni e più. Non solo, siccome lui non è mai responsabile di nulla, Conte mette già le mani avanti: gli esperti potrebbero richiudere tutto all'improvviso, e sia chiaro fin da ora che se questo accadrà sarà solo colpa degli italiani che avranno approfittato ingordamente di quell’ora d’aria che lui sta per concedere come si fa a tutti i reclusi, e ora grazie a lui anche a quelli al 41 bis. Visto che c'era ieri il premier ha lodato le cose straordinarie che avrebbe compiuto insieme ai suoi collaboratori per aiutare anche economicamente gli italiani e annunciato nuovi fuochi di artificio sul tema. Ma anche uno pieno di sé come il capo del governo sa alla fine che da pifferaio può incantare qualche serpente e un po’ di topolini, non chi è ridotto allo stremo perché di quegli aiuti non è arrivato in realtà nemmeno un centesimo. Ora che apre un po’ la porta delle loro case, qualche timore inizia ad assalire Conte: «Potreste covare rabbia contro chiunque...». E non è cosa buona, soprattutto se la covaste come è naturale nei suoi confronti. Meglio una camomilla. E se proprio dovete prendervela con qualcuno, ecco il bersaglio già fornito dal premier: «non vi è arrivata la cassa integrazione in deroga che avevamo promesso? Eh, molte Regioni sono in ritardo, e non ci fanno arrivare dati completi...». Rieccolo il nostro ormai noto capitan Schettino: ma sì, prendetevela un po' con il sottoufficiale e con il mozzo se la nave sta affondando. E un po’ con voi stessi, perché se va male significa che non avete seguito i miei precetti. Già che c'era con i suoi consulenti comunicazione Conte ieri ha sfornato anche lo slogan per il nuovo spot: «Se ami l'Italia, mantieni le distanze...». Sì, se la amiamo davvero quelle distanze vanno messe. Da lui...