in bilico

Il governo traballa, ultimo vertice per il Mes

Alberto Di Majo

L’appuntamento decisivo sarà domani, quando il premier Giuseppe Conte parlerà in Parlamento. Non sarà facile per il professore trovare l’intesa nella sua maggioranza sul Mes (il fondo salva Stati europeo): almeno per ora M5S e Pd hanno posizioni inconciliabili. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio tiene bassi i toni ma avverte che il trattato europeo va cambiato. Il suo collega dei Beni culturali Dario Franceschini, invece, avverte che l’Italia non può perdere credibilità e ritira fuori la storia dello spread. Per approfondire leggi anche: IL PD VUOLE METTERCI NEI GUAI Il capo politico pentastellato spiega: «Quel trattato ha bisogno di molti miglioramenti, noi non possiamo pensare di firmare al buio. Quando avremo letto tutto potremo valutare se convenga all’Italia, è sano non accelerare in maniera incauta e aspettare la fine dei negoziati su vari aspetti». Insomma, l’idea è quella di un rinvio per valutare meglio le condizioni dettate dal «nuovo» Mes. Il Pd non ci sta. «Prendiamo per buone le parole di Di Maio e vediamo se da qui a lunedì alle intenzioni seguiranno i fatti e i comportamenti, perché ci sono anche i comportamenti in politica», spiega Franceschini, il «pontiere» del governo rossogiallo. Il ministro per i Beni culturali ribadisce poi ancora una volta la posizione dei Dem: «Sul Mes ci giochiamo la credibilità del Paese, l’andamento dello spread e dei mercati. Non si può giocare col fuoco». Gli fa eco il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio: «Non ci sono elementi di merito che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale, quindi è molto importante che diamo una dimostrazione di serietà e affidabilità, le legittime critiche del nostro alleato mi auguro non portino a provocare una crisi di credibilità per il Paese». Per il viceministro dell’Economia Antonio Misiani «il Mes è utile all’Italia e all’Europa. L’euro ha bisogno di un sistema di mutua assicurazione che aiuti gli Stati in temporanea difficoltà finanziaria e potenzi gli strumenti per affrontare le crisi bancarie. La riforma è stata preceduta da un lungo negoziato in Europa, che per la quasi totalità è stato condotto dal precedente governo, riteniamo sia stato fatto un buon lavoro». Il vicepresidente della Commissione Esteri Piero Fassino se la prende con il leader leghista: «La verità è che coloro che oggi attaccano il Fondo salva Stati sono gli stessi che ieri volevano l’uscita dall’euro e proponevano la truffa dei minibot in lire. Insomma l’obiettivo di Salvini e Meloni è sempre lo stesso: demolire l’Unione europea. Anche se questo comportasse mettere in ginocchio l’Italia». Dal canto suo, il segretario del Carroccio attacca: «Abbiamo dovuto usare le maniere un po' forti per dire agli italiani che qualcuno a dicembre voleva firmare a nome vostro un trattato che, per come è scritto, ruba ai poveri per dare ai ricchi, ovvero usa i soldi dei risparmiatori italiani per salvare le banche tedesche» ha detto Salvini, che ha chiesto anche le dimissioni di Conte. Il compito più complicato spetterà al premier che replica all’ex vicepremier. «Quando ci sono menzogne fanno male a tutta la politica. Lunedì in Parlamento inizieremo a spazzare via tutte le fesserie che sono state dette, ne ho ascoltate tante». E per preparare meglio il suo intervento, e sanare i dissapori, il premier ha organizzato per oggi un vertice di maggioranza. «Il presidente del Consiglio quando c’è da informare il Parlamento lo farà sempre - rivendica il professore - La sovranità appartiene al popolo e quindi ai parlamentari che lo rappresentano. Dopodomani (domani, ndr) mi confronterò con loro e sarà sempre così».