grandi manovre

In Umbria salta l'intesa: Pd e M5S vanno da soli

Gaetano Mineo

Rischia di naufragare sul nascere, l’alleanza in Umbria tra il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico. E non solo perché i due alleati del governo Conte 2 parlano linguaggi diversi sulla candidatura a governatore in vista delle elezioni regionali del 27 ottobre, ma soprattutto perché la base pentastellata è già in rivolta contro il capo politico, Luigi Di Maio, reo, a dire dei 5 Stelle umbri, di aver teso la mano a Nicola Zingaretti per un «patto civico». Un «patto civico» che non decolla e che sta generando malumori su tutti i fronti, social compresi. Addirittura nella chat dei «portavoce» umbri, spunta l’idea di dimissioni in massa di tutti gli eletti. A guidare la «rivolta», il senatore Stefano Lucidi: «Se avessi in mano 33 lettere di dimissioni potenziali di tutti i portavoce, forse qualche info riuscirei ad ottenerla», scrive il pentastellato rispondendo a chi chiede di alzare la voce per farsi sentire dai vertici. La proposta, che suona più di una provocazione, trova l’immediata adesione di Marco Gasperi, consigliere al Comune di Città di Castello: «Per me firmala tranquillamente». Di certo, dal web emerge il malumore diffuso che accomuna i portavoce di tutti i livelli, nazionali, regionali e comunali. «Quindi ci facciamo usare per i loro ca... - scrive la deputata Tiziana Ciprini riferendosi alla trattativa con il Pd - avanti tutta che dal 27 torniamo allo zero virgola». Questa è l’aria che tira. E, frattanto, continuano a fioccare giudizi severissimi sulla eventuale candidatura a governatore di Andrea Fora, il nome civico scelto dal Pd, prima di aprire il dialogo con i pentastellati e sul quale sembra esserci proprio il veto dei vertici M5s. Dal canto suo, Fora, ex presidente di Confcooperative Umbria, nel corso di un’intervista, è tornato a rilanciare la propria corsa alla poltrona di presidente della Regione Umbria, respingendo l’etichetta di persona «vicina al Pd»: «Non è che la rifiuto. Di più: non lo sono mai stato. Non ho mai fatto politica, mai avuto tessere di partito». Nel M5s locale, però, sul suo nome c’è più che malumore. Da Filippo Gallinella, deputato umbro pentastellato, arriva una netta chiusura e la richiesta di un passo indietro. «Il nome di Fora non va bene, è da tempo il candidato espresso dal Pd. Dobbiamo trovare insieme un candidato - insiste - ma se non si troverà un altro nome, andremo da soli». E, proprio sul patto civico auspicato da Di Maio, il deputato aggiunge: «Mi spaventa, è un’operazione difficilissima». E così, tramontata l’ipotesi Brunello Cucinelli (l’imprenditore del cashmere si è sfilato dalla corsa), il capo politico M5S è a caccia di altre figure di alto profilo della «società civile»: l’obiettivo è provare a chiudere la partita entro la settimana e, almeno per ora, non sarebbero in programma incontri con i dem. Durante l’assemblea dei gruppi M5S, Di Maio ha ribadito che il candidato alla presidenza della Regione deciderà autonomamente sulla composizione della squadra di governo, senza interferenze da parte degli altri partiti: dovrà essere una giunta civica e senza simboli, il senso delle sue parole. L’Umbria, ha rimarcato il leader grillino, «è un esperimento innovativo ma non lo stiamo studiando per le altre Regioni. Vedremo come andrà, di sicuro è un esperimento nuovo. È una scommessa importante».