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Parla lady Rousseau: "Partiti fermi al XV secolo. Ma la rivoluzione è iniziata"

Alberto Di Majo

«Tempo fa ho detto a un mio collega consigliere comunale che avremmo potuto creare un "question time del cittadino", cioè dare la possibilità agli elettori di presentare direttamente richieste o domande all’amministrazione. Mi ha risposto: "Ma sei matta? Se lo fanno loro, noi a cosa serviamo?". Io continuo a pensarla allo stesso modo: il digitale è un mezzo, che sta dando grandi e nuove possibilità in tutti i campi mentre in politica si usano ancora le "tecnologie" del XV secolo. Invece dobbiamo costruire un’intelligenza collettiva». Enrica Sabatini è uno dei quattro soci dell’associazione Rousseau, fondata nel 2016 con l’obiettivo di sostenere e sviluppare la piattaforma lanciata on line subito dopo la morte del cofondatore del M5S, Gianroberto Casaleggio. Trentasette anni, già capogruppo comunale dei 5 Stelle a Pescara e docente a contratto all’università «G. D’Annunzio» di Chieti, ha progettato alcune funzioni della piattaforma e coordina gli eventi che l’associazione organizza in tutta Italia. Non è un caso che sul suo sito personale citi Nietzsche (il filosofo che ha condizionato tutto il Novecento pur essendo morto nel 1900): «Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato». Professoressa Sabatini, oggi parte da Roma (da mattina a sera al Tempio di Adriano in piazza di Pietra) la scuola di formazione politica del M5S, «Open Comuni». Chi saranno studenti e docenti? «La scuola formerà i candidati alle prossime elezioni amministrative ma anche quelli che lavorano già nei Comuni e hanno la necessità di restare aggiornati. Dopo Roma, saremo a Napoli nei giorni di Italia 5 Stelle (12 e 13 ottobre), poi organizzeremo altri due eventi, uno nelle Isole e uno al Nord. Parallelamente ci saranno anche tante iniziative locali. Tutto scorrerà su due binari: i corsi on line e gli incontri, i laboratori e i workshop. Visto che il nostro modello è l’intelligenza collettiva, prima abbiamo domandato agli eletti del M5S e ai candidati quali fossero le loro esigenze, poi abbiamo chiesto di avere la disponibilità di docenti. In questo modo li abbiamo connessi». Entrambi hanno risposto in massa… «In 48 ore abbiamo avuto oltre 1.200 adesioni di candidati e rappresentanti del M5S nelle istituzioni e 413 docenti si sono messi a disposizione». È anche una risposta ai critici che sostengono che il MoVimento ha aperto le porte delle istituzioni anche a chi non ha competenze per occuparsene? «È un percorso cominciato anni fa. Nel 2016 ho progettato la funzione e-learning e abbiamo cominciato a organizzare una serie di eventi. Ora le funzioni sono 14, anche se quelli che non conoscono la piattaforma si focalizzano soltanto su una, quella che permette agli iscritti di votare. Sono attivi da tempo già alcuni corsi: per portavoce in Comune, su come si scrivono gli atti, sul Parlamento e il bilancio, sull’Europarlamento e il bilancio di Bruxelles. È un progetto culturale, anzi, come ha sempre ritenuto Gianroberto Casaleggio, una rivoluzione culturale: la piattaforma Rousseau è un mezzo e non un fine, il digitale non sostituisce la realtà ma la integra». Chi vi attacca dice anche che le votazioni non sono sicure, che si potrebbero pilotare… «Abbiamo svolto 265 votazioni. Su tutto: il programma, i candidati, i regolamenti. Il sistema è sicuro, peraltro certificato da una società esterna, come dimostrato anche dall’ultimo voto, quello sul governo con il Pd. Capisco che le persone chiedano sempre più trasparenza ma sono convinta che il lavoro che abbiamo svolto negli ultimi tre anni sia stato evidente. In ogni caso ogni volta che c’è una critica, io e l’associazione Rousseau raccogliamo la sfida. Ora il nostro obiettivo è di far crescere la comunità che abbiamo costruito». Quanti sono gli iscritti alla piattaforma Rousseau? «115 mila». E a quanti volete arrivare? Ricordo che quando l’avete presentata Davide Casaleggio, presidente dell’associazione, pose l’asticella molto in alto... «Mi piacerebbe che ci fosse una sempre maggiore qualità della partecipazione e comunque i numeri sono già molto alti se confrontati con altre esperienze del genere». A proposito, ci hanno provato in tanti, da ultimo Matteo Renzi, eppure gli altri partiti non sono ancora riusciti a costruire delle piattaforme on line. Perché? I vostri attivisti sono più tecnologici? «Perché nel Dna del M5S c’è la democrazia diretta. Noi riteniamo che questo metodo sia determinante e sottoponiamo agli attivisti le scelte più rilevanti. Gli altri partiti non hanno dato un ruolo strategico alle loro piattaforme ma semplicemente informativo. Non dipende dalla tecnologia». Alcuni anni fa, durante un V Day a Genova Gianroberto Casaleggio disse dal palco: «Dobbiamo ricostruire il senso di una comunità in questo Paese, se no non ne veniamo fuori». Pensa davvero che sia possibile farlo? «Certo. Penso anche, come diceva sempre Gianroberto, che uno vale uno ma l’umanità interconnessa ha un valore che tende all’infinito. Ogni persona può contribuire, dobbiamo connetterle e fargli condividere le conoscenze».