governo in bilico

Salvini punge i 5 stelle: "Voto anticipato? Lo sapremo prima di settembre"

Carlo Antini

Un D-Day per il governo o un giro di boa che porterà al rimpasto. Matteo Salvini, dopo aver scaraventato sulla mozione presentata dal Movimento 5Stelle contro la Tav Torino-Lione tutto il peso politico della sopravvivenza dell’esecutivo, torna a minacciare il voto anticipato: «Se ci saranno le condizioni lo vedremo a breve, anche prima di settembre». Un vero e proprio avvertimento che risuona forte e chiaro nella sala stampa del Viminale, dove il vicepremier ha incontrato le parti sociali sulla manovra. Ed è proprio al ministero che il Capitano incassa l’assist a favore delle infrastrutture, sia dai sindacati che dalle associazioni, a poche ore del voto del Senato. «Voteremo qualunque mozione che sostenga la crescita, il progresso, la mobilità sostenibile...Mi stupisce che qualcuno invece di andare avanti voglia tornare indietro» spiega. Nessun tentennamento, quindi, la Lega si comporterà coerentemente appoggiando i testi che difendono l’opera e mostreranno il pollice verso sia per la mozione di LeU che per quella dei 5Stelle (alleati di governo) con tutte le conseguenze che ne verranno. Al momento sono sei i documenti che saranno all’esame dell’assemblea del Senato mercoledì mattina alle 9: due contrari alla Tav e quattro a favore. Questi ultimi a firma di Forza Italia, Partito democratico, +Europa e Fdi. Luigi Di Maio continua a ripetere come un disco rotto che la mozione non impegna il governo, quindi non rinnega la decisione del premier Giuseppe Conte di proseguire con i bandi e quindi con l’opera, «perché solo il Parlamento può fermare il Tav. È una mozione che impegna il Parlamento, non vedo cosa c’entri con il governo». La prima ad essere discussa sarà proprio quella pentastellata e da questo voto dipenderà l’indirizzo della giornata parlamentare e politica. Una eventuale approvazione porterebbe alla preclusione degli altri documenti, con l’apertura di uno scenario forse tra i più violenti. In questo caso Salvini potrebbe prendere la palla al balzo per accusare Di Maio di aver negato la fiducia al suo presidente del Consiglio, aprendo così la crisi. Un eventualità molto lontana dalla realtà, visto che il testo avrà il favore solo di LeU in cambio dei voti contrari di tutte le altre opposizioni più la Lega. A questo punto si procederà con il voto delle altre mozioni offrendo alle cronache politiche molto su cui lavorare. Una cosa è certa, se il futuro dell’esecutivo è ormai appeso alla volontà, e all’umore, di Salvini, alla Camera e al Senato è in una botte di ferro. Nessuno dei senatori o deputati ha la minima intenzione di parlamentarizzare una crisi sotto il solleone. Per questo l’ipotesi di una astensione di massa delle opposizioni (così come auspicato da Carlo Calenda) per far approvare la mozione 5Stelle e far cadere il governo, non è stata proprio presa in considerazione. Si cercherà infatti di salvare il salvabile, e per evitare che qualcuno si alzi in piedi e sventoli il "stai con Berlusconi o con il Pd" è molto probabile che si vada al voto per parti separate dei dispositivi, ricompattando così il fronte del sì. Il cerchio insomma si chiude e lo fa sempre nelle mani di Salvini. Bocciato il dispositivo pentastellato e approvati i rimanenti spetterà al leader del Carroccio decidere il da farsi. Sarà infatti nelle sue mani il cerino da cui dipenderà la vita del governo giallo-verde.