i soldi per bruxelles

Governo, ecco il piano anti infrazione

Davide Di Santo

Via libera del governo al piano per evitare la procedura d’infrazione Ue che consentirà di ridurre il deficit di 7,6 miliardi quest’anno congelando 1,5 miliardi di euro di risparmi di reddito di cittadinanza e quota 100. Il Consiglio dei ministri ha approvato, dopo un rinvio di qualche giorno, la legge di assestamento di bilancio per il 2019 che prevede una riduzione del deficit dal 2,4% indicato nel Def al 2,04%, stesso obiettivo indicato a dicembre al termine della trattativa con Bruxelles sulla manovra. Varato anche un decreto salva-conti con misure urgenti, di fatto una correzione, che consentirà di blindare i saldi di bilancio come chiesto dalla Commissione europea, con una clausola di salvaguardia da 1,5 miliardi di euro che permetterà di congelare i risparmi di reddito e quota 100 per destinarli alla riduzione del deficit, come previsto dalla legge di bilancio. Nessun impegno formale per il 2020, come invece richiesto dalla Ue. Nelle ultime previsioni il disavanzo per il prossimo anno veniva fissato dall’esecutivo al 2,1 per cento. I provvedimenti varati, secondo il governo, «creano le condizioni per rendere ingiustificato l’avvio di una procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia» in quanto il quadro di finanza pubblica è «ampiamente compliant con le regole del Patto di Stabilità e Crescita». Nessuna penalizzazione della crescita, della coesione sociale e della stabilità finanziaria del Paese, «tutte priorità che verranno confermate anche nella prossima Legge di bilancio 2020», assicura l’esecutivo. Il pacchetto varato dal Cdm garantisce un aggiustamento strutturale di bilancio pari a oltre 0,3 punti percentuali di Pil a fronte, spiega il Mef, di un peggioramento di 0,2 punti percentuali previsto nell’accordo di dicembre. Nel dettaglio l’assestamento di bilancio certifica una correzione di 6,1 miliardi di euro, comprensiva delle misure fuori dal perimetro del bilancio dello Stato, e del decreto-legge per il congelamento di 1,5 miliardi di spese derivanti dal minor utilizzo delle risorse stanziate per reddito e quota 100. Si registrano maggiori entrate tributarie e contributive per 3,5 miliardi di euro e maggiori entrate non fiscali, che comprendono gli utili e i dividendi, per ulteriori 2,7 miliardi. Dal lato delle spese, 1,15 miliardi sono destinati a finanziare l’integrazione del Fondo sviluppo e coesione, il finanziamento del Tpl per 300 milioni, l’integrazione delle risorse per la misura ’Card diciottennì e per il funzionamento dell’Agenzia dell’entrate. Altri 204 milioni servono per finanziare il Fondo politiche sociali, il funzionamento delle Università e il Fondo per il diritto allo studio. Tali uscite sono parzialmente compensate da minori spese per erogazioni associate alle deferred tax assets (Dta), le attività per imposte anticipate, e minori interessi.