guerra totale

Conte deciderà sulle dimissioni di Siri. Presto l'incontro col sottosegretario

Dario Martini

Il premier Conte sentirà telefonicamente il sottosegretario Siri prima di partire domani sera per la Cina. L'incontro invece avverrà al rientro del presidente del Consiglio in Italia. E solo allora, probabilmente il capo del governo prenderà una decisione sull'opportunità di chiedergli di dimettersi. A chiedere un passo indietro di Siri è il M5S che lo ritiene ormai incompatibile con il ruolo che ricopre. Il sottosegretario ai Trasporti, infatti, è indagato dalla procura di Roma con l'accusa di essere stato corrotto dall'imprenditore Paolo Arata. "Incontrerò senz’altro Siri. La mia posizione da giurista è sentire le sue ragioni, confrontarmi con lui e gli chiederò di condividere la decisione finale", ha spiegato il premier parlando con i cronisti fuori da Palazzo Chigi. "Ho detto semplicemente che mi sembra un principio di civiltà - ha aggiunto - e il giurista non può non esserne sensibile, che prima di tutto di fronte a un avviso, che significa presunzione di innocenza, io incontri il mio sottosegretario, lo guardo negli occhi, ci parlo, acquisisco elementi e poi valuterò. Quando lo farò entra in gioco l’etica pubblica, le ragioni della politica e si possono prendere decisioni anche prima di una sentenza passata in giudicato perché la politica ha una sua logica - ha aggiunto Conte - Siri in questo momento ha tutto il diritto a non essere infangato, gli parlerò e dopo deciderò in questo momento non sono ne per le sue dimissioni ne per la sua permanenza. Mi riservo di valutare". Il leader della Lega, Matteo Salvini, continua a non voler sentir nemmeno parlare dell'ipotesi di dimissioni: "Il mio nome non può essere accostato in alcun modo alla mafia, si sciacqui la bocca chi parla di Lega in relazione alla mafia. Abbiamo fiducia nella magistratura, affinché lavori veloce e bene. Si è innocenti fino a quando non si è condannati". Ma il capo dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, resta sulla sua posizione: "Se la Lega non c’entra niente con queste accuse, dimostri la propria estraneità dai fatti allontando Siri dal governo, perché altrimenti io comincio a preoccuparmi a vedere Salvini e la Lega difendere a spada tratta Armando Siri". Poi l'affondo al premier Conte che a proposito delle dimissioni del sottosegretario ha dichiarato di non voler aspettare i tempi della giustizia: "Contiamo su una magistratura efficiente, rapida e veloce. Né io né il premier facciamo il giudice o l’avvocato. Contiamo su una giustizia rapida e veloce. Io aspetto la magistratura, siamo in un paese civile dove non si è colpevoli o innocenti così, in base a un’occhiata". E ancora: "Se qualcuno sbaglia paga, in Lega lo abbiamo dimostrato. Non mi basta mezzo articolo di giornale", ha aggiunto Salvini.