scontro tra poteri

Salvini e Spataro litigano per il tweet. Il ministro al pm: "Vada in pensione"

Carlo Antini

Sono le 8:57 quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini impugna il cellulare e, con un tweet, riferisce dello «straordinario intervento» dei Carabinieri a Palermo contro la «nuova cupola di Cosa nostra». «Non solo - aggiunge in un secondo cinguettio - anche a Torino altri 15 mafiosi nigeriani sono stati fermati dalla polizia, che poi ha ammanettato otto spacciatori (titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari e clandestini) a Bolzano».Tutto nell’ordine delle comunicazioni consuete e giornaliere del titolare del Viminale che, frequentemente, inizia la giornata con tweet che celebrano i risultati delle forze dell’ordine. Ma qualche ora dopo, attorno alle 13.30, arriva il gelo del procuratore capo di Torino, Armando Spataro, che sostanzialmente contesta al ministro di aver riferito di un’operazione ancora in corso, rischiando di danneggiarla. «Ci si augura che, per il futuro, il ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso, così rispettando le prerogative dei titolari dell’azione penale in ordine alla diffusione delle relative notizie», attacca Spataro. Durissima la replica di Salvini alle critiche del procuratore. «Basta parole a sproposito. Inaccettabile dire che il ministro dell’Interno possa danneggiare indagini e compromettere arresti. Qualcuno farebbe meglio a pensare prima di aprire bocca», risponde il leghista. «Se il procuratore capo a Torino è stanco, si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato. Se il capo della Polizia mi scrive alle 7:22 informandomi di operazioni contro mafia e criminalità organizzata, come fa regolarmente, un minuto dopo mi sento libero e onorato di ringraziare e fare i complimenti alle forze dell’ordine». In realtà la comunicazione contestata da Spataro era arrivata ben prima attraverso i canali ufficiosi del Viminale. Prima di imbarcarsi con il ministro, di ritorno da Bruxelles, alle 7:43, il suo portavoce Matteo Pandini aveva diffuso una nota con il testo, poi ripreso nei tweet, nella chat che usa per diffondere le comunicazioni ai giornalisti. Il testo era poi stato rilanciato da tutte le principali agenzie di stampa. Si trattava di «informazioni molto generiche», si spiega dall’ufficio stampa del Viminale, su «operazioni che evidentemente erano considerate già chiuse».