IL FUTURO DEL CENTROSINISTRA

Congresso Pd, Minniti: "Se serve a tenere unito il partito non mi tirerò indietro"

Daniele Di Mario

Domani con l’assemblea dell’Ergife si aprirà ufficialmente il congresso Pd. Ci saranno i candidati già in campo e quelli che ancora non hanno sciolto la riserva, come Marco Minniti e Maurizio Martina che da segretario uscente, chiuderà la fase aperta dopo le dimissioni da Matteo Renzi dopo la sconfitta del 4 marzo. «Quando si aprirà il percorso congressuale scioglierò la riserva in poche ore - dice Minniti - Nel momento in cui mi viene chiesto di candidarmi è normale che debba riflettere molto seriamente. Se la mia candidatura servirà a rendere più unito e più forte il Pd allora non mi sottrarrò». A chi teme che la candidatura di Minniti venga bollata come renziana, risponde lo stesso Matteo Renzi. «A Marco non manca autonomia e quindi deciderà da solo cosa fare - dice l’ex premier - Penso che il servizio migliore che possa svolgere rispetto al Pd è auspicare una candidatura autorevole e riformista, ma io ho vinto due volte col 70% e dal giorno dopo mi hanno fatto la guerra. Per questo non ho intenzione di passare i prossimi mesi a dire come sconfiggere Zingaretti, perché io voglio sconfiggere l’incompetenza di Salvini, Di Maio e Toninelli». Tra gli argomenti dell'assemblea di domani ci sarà quello dei tempi del congresso. C'è chi vorrebbe accelerare il più possibile, ma l'orientamento generale è confermare le primarie tra fine febbraio e inizio marzo. L'incognita maggiore è data dall'esito delle primarie: non è scontato che dai gazebo esca un vincitore e nel caso nessuno superi il 50%, dovrà essere convocata l’assemblea e lì eleggere il segretario. Un’ipotesi che Zingaretti respinge: «Il congresso si fa per scegliere il segretario, io sono fiducioso e mi batterò perché sia cosi. Sono ottimista». Intanto domenica Minniti dovrebbe ufficialmente candidarsi e dovrebbe annunciare il ticket con la renziana Teresa Bellanova. Nei prossimi giorni dovrebbe sciogliere la riserva anche Martina. «Ho il dovere di portare il Pd all’Assemblea nazionale garantendo equilibrio e unità come ho fatto in tutti questi mesi di lavoro. Poi farò le mie valutazioni che non saranno mai solo personali ma collettive».