Per chi suona la campanella

Il giuramento dei dilettanti al governo

Dario Martini

Le invettive contro il presidente della Repubblica hanno lasciato il posto ai sorrisi. La crisi istituzionale più grave e lunga di sempre appartiene ormai al passato. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i diciotto ministri giallo-verdi hanno giurato di fronte al capo dello Stato al Quirinale. Tutti gli occhi e le telecamere erano per Paolo Savona, il ministro della discordia spostato in extremis dall’Economia agli Affari europei. Quando si è trovato davanti a Mattarella, per il giuramento di rito, gli ha sussurrato uno stringato «grazie presidente». Poi si è chiuso in un silenzio monacale. La giornata è filata via liscia senza patemi. Gentiloni ha consegnatol a campanella a Conte con grande cordialità, tutt’altra storia rispetto al gelido distacco di Letta nei confronti di Renzi quattro annifa. I veri protagonisti di ieri erano senza dubbio Salvini e Di Maio. I ministri dell’Interno e del Lavoro, e allo stesso tempo vicepremier, si sono seduti accanto e hanno assistito alla cerimonia scambiandosi ripetuti sorrisi d’intesa come due buoni amici. Il primo pensiero di Di Maio, intercettato dai giornalisti, è stato per il suo mentore: «Grazie di cuore a Beppe Grillo, lo incontrerò domani per goderci insieme questa vittoria». Poi si è ricordato del nuovo impegno che lo attende. Ha assicurato che metterà mano al Jobs Act e ha aggiunto: «Ora al lavoro per creare posti di lavoro». Ma c’è subito chi gli ha fatto notare che il copyright non è suo: «Quella frase è di Silvio Berlusconi, del 14 febbraio 2018», ricorda il deputato di FI Giorgio Mulè... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI