RIFORMA NEL CAOS

Legge elettorale, giravolta a 5 Stelle: a rischio l'accordo sul "tedesco"

Silvia Sfregola

Legge elettorale, si ricomincia: l'accordo a 4 viene rimesso in discussione. Quando si sta per entrare nel vivo del voto, si concretizzano le defezioni e i malumori del Movimento 5Stelle, che in realtà non ha mai creduto, in modo compatto, a quel patto con Lega, Partito democratico e Forza Italia. Il segnale arriva nel primo pomeriggio di mercoledì con il voto sulle tre pregiudiziali di costituzionalità presentate da Ap, Mdp e CI al cosiddetto Fianum. Alla conta mancano infatti 66 voti, al netto dei deputati in missione, con l'aula della Camera che boccia le pregiudiziali con 310 voti, ma con lo spettro dei franchi tiratori che si affaccia dalla porta principale dell'emiciclo. Secondo banco di prova ieri in serata con il primo scrutinio segreto sull'emendamento di Domenico Menorello (CI) sui collegi, con i contrari che si fermano a 317, mentre salgono a 210 i sì. "Nelle pregiudiziali ci sono stati 100 voti in meno rispetto alla sommatoria dei 4 gruppi, vi ricordo cosa accadde quando furono 101... - spiega Ettore Rosato nella riunione del gruppo - Sono sicuro che saranno importanti i primi voti, noi abbiamo la responsabilità di tenere duro fino in fondo". Il patto a 4 infatti dovrebbe contare 449 voti, con il Pd ne ha 292, M5S 88, Fi 50 e Lega 19. E il partito democratico subito mette le mani avanti."O i 4 partiti sono compatti o salta legge" dice Rosato ai deputati Dem, con Matteo Renzi che ironizza su Instagram, postando una panoramica di Firenze: "I grillini cambiano idea sulla legge elettorale che loro stessi hanno voluto e votato. Sono passati due giorni e già hanno cambiato posizione? Due giorni!". Sono il voto disgiunto e le preferenze a rimettere tutto sul banco. Il tedesco in salsa italiana, licenziato in commissione con i voti degli stessi grillini, non piace all'ala oltranzista del Movimento 5 Stelle, che proprio su questi due punti ha messo più volte la faccia. In tutto sono 15 gli emendamenti al testo presentati dai pentastellati in aula, tra le proposte di modifica c'è anche quella sul voto disgiunto e l'introduzione delle preferenze. Un messaggio chiaro, spiegano in casa Dem, che viene letto come un "passo indietro" sull'accordo. A questo si aggiungono i circa 100 scrutini segreti annunciati, dietro cui si potrebbe celare la fine della legge elettorale ampiamente condivisa. Il Movimento 5 Stelle "non vuole affossare questa legge elettorale" e "non c'è nessuna richiesta da parte del Movimento 5 Stelle di voto segreto" chiarisce in aula Danilo Toninelli, aggiungendo: "Tutti coloro che hanno richiesto il voto segreto non vogliono metterci la faccia e hanno paura di andare al voto anticipato". I 5Stelle tentennano e si sfilano, Pd, Fi e Lega però tengono duro confermando il "no" a disgiunto e preferenze e avvertono: se non regge il patto a quattro la legge non si farà. Per uscire dal gap allora Beppe Grillo torna a consultare gli iscritti: "Il testo della legge elettorale che uscirà dal voto degli emendamenti di questi giorni sarà ratificato dai nostri iscritti con una consultazione online che si terrà prima del voto finale del provvedimento, che dovrebbe essere previsto lunedì, nei giorni di sabato e domenica". Un annuncio che non piace al Nazareno: "Se passano i loro emendamenti la legge è finita non aspettiamo il blog" spiega lo stesso Rosato. Insomma la partita è ancora tutta da giocare, ma il rischio è che tutto si interrompa prima del fischio di inizio. La conferenza dei capigruppo ha rinviato il voto finale a martedì 13 giugno a partire dalle 10.30, aspettando così la consultazione on line dei grillini. Intanto in commissione il comitato dei nove ha dato il via libera a due emendamenti del relatore: uno chiamato 'salva Mdp' permetterà alla nuova formazione di non raccogliere le firme per la presentazione delle liste. Con la modifica presentata, saranno infatti esentati i partiti che, al 30 aprile scorso, avevano un gruppo parlamentare sia alla Camera che al Senato. Inoltre Fiano ha depositato un secondo emendamento che riduce i collegi uninominali al Senato da 112 a 102, in pratica quelli dell'Italicum. L'assemblea tornerà a riunirsi giovedì mattina alla 9.30 con all'attivo solo tre voti sugli emendamenti all'articolo 1. E con le tensioni destinate ad aumentare.