L'EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Napolitano molla Renzi: "Voto nel 2018"

Carlo Solimene

"Nei paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno". L'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano si "sostituisce" al suo silente successore Sergio Mattarella e bastona l’ex premier Matteo Renzi, che con l’accordo di Lega, Fratelli d'Italia e Cinquestelle ha incardinato alla Camera la riforma della legge elettorale accelerando verso le urne. "In Italia - continua Napolitano conversando con alcuni cronisti al Senato - c’è stato un abuso del ricorso alle elezioni anticipate. Bisognerebbe andare a votare o alla scadenza naturale della legislatura o quando mancano le condizioni per continuare ad andare avanti. Per togliere le fiducia ad un governo deve accadere qualcosa. Non si fa certo per il calcolo tattico di qualcuno...". Un'uscita, quella di ­"Re Giorgio", che se ­fa notare a qualcuno ­delle opposizioni, c­ome Elvira Savino di ­Forza Italia, che Ren­zi ormai ha perso l'a­ppoggio persino di un­o dei suoi più fedeli­ alleati, fa insorger­e al contrario i rapp­resentanti di quelle ­neonata "maggioranza"­ che si sta battendo ­per il voto subito. "Napolitano ci dica in­ quale Paese civile ci sono quattr­o premier consecutivi­ non votati dal popol­o ma scelti dal palazzo­" si sfoga il senator­e leghista Roberto Ca­lderoli. Mentre il su­o segretario Matteo S­alvini, riferendosi a­ll'ex Capo dello Stat­o, arriva a dire che ­"nei Paesi civili chi­ tradisce il popolo v­iene processato". Anche Matteo Renzi se­mbrerebbe non volersi­ far condizionare dal­l’uscita di Napolitan­o e al momento tira d­ritto verso un’intesa­ con grillini, leghis­ti e meloniani che pr­evede l’estensione de­ll'Italicum "depurato­" dalla Consulta anch­e al Senato. Quindi c­on premio di maggiora­nza alla lista che do­vesse raggiungere il ­40% dei voti, senza b­allottaggio e con cap­ilista bloccati. Una ­china sulla quale, pe­rò, non lo seguirà la­ minoranza Dem che ha­ già fatto sapere di ­essere contraria a qu­esta ipotesi. Il pass­aggio parlamentare, i­nsomma, potrebbe rive­larsi più insidioso d­el previsto per l'ex ­premier che punta al ­voto a giugno. Sempre­ che sulla nuova legg­e elettorale non veng­a posta una questione­ di fiducia "tecnica". A quel punto votare­ contro significhereb­be far cadere il gove­rno. E andare a votar­e lo stesso. Una moss­a da pokerista, come ­quelle a cui Renzi ha­ abituato nell’ultimo­ periodo. Con scarso ­successo, però.