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Referendum, battaglia sul quesito M5S e SI ricorrono al Tar

La scheda del 4 dicembre

Luigi Frasca
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Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana fanno fronte comune in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre e a sostegno del no ricorrono al Tar del Lazio contro il quesito. "Il testo del referendum - spiega il senatore Cinquestelle Vito Crimi - è una truffa, una propaganda ingannevole, l'ennesima trovata di Renzi per prendere in giro gli italiani". E Loredana De Petris di Sel-Si aggiunge che "i ricorrenti lamentano che il quesito predisposto dal Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dalla legge secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione degli articoli revisionati e di ciò che essi concernono". Per la senatrice di Sinistra italiana, il modo in cui è scritta la domanda referendaria è uno "spot pubblicitario, tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del governo". Arriva a stretto giro la replica ufficiosa del Colle. Dagli ambienti del Quirinale si precisa che il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione e che lo stesso riproduce il titolo della legge approvato dal Parlamento. E da Treviso, dove si trovava in visita, Renzi replica indirettamente: Non c'è "nessun genio del marketing" che ha creato il quesito del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, perché "è il quesito che la legge prevede". "Non ditelo al Comitato del No", scherza poi il premier, aggiungendo che "se il titolo non piaceva, potevano emendarlo", visto che sulla legge costituzionale gli emendamenti sono stati numerosi "ma il titolo della legge andava bene a tutti". Ma il Movimento non si arrende e, per bocca del senatore Crimi, rilancia: "Questo susseguirsi di dichiarazioni volte a scaricare la responsabilità su altri (Corte di Cassazione), da parte del Quirinale e dello stesso Partito democratico, dimostra che abbiamo colpito nel segno, che nessuno vuole assumersi la responsabilità di questo inganno palese e della propaganda truffaldina renziana". Cosa recita il quesito incriminato? Nelle urne, i cittadini si troveranno di fronte a questa formula: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente "disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione numero parlamentari, il contenimento dei costi per il funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione Titolo V della parte seconda della Costituzione, come approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.88 del 15 aprile 2016?". Secondo Vito Crimi il testo non indica che "con la vittoria del Sì, l'elezione dei senatori verrà effettuata ad opera dei segretari dei partiti anziché dei cittadini" né "che sarà concessa l'immunità a consiglieri regionali e sindaci" o "che sarà triplicato da 50mila a 150mila il numero delle firme necessarie per presentare leggi di iniziativa popolare". Alla presa di posizione dei Cinquestelle ha fatto seguito una pioggia di commenti. Per il senatore Pd Andrea Marcucci "il M5S sfiora il ridicolo". "La malafede dei Cinquestelle e di Sinistra italiana - aggiunge il parlamentare - è dimostrata anche dal fatto che il comitato per il no ha raccolto le firme per il referendum costituzionale sullo stesso quesito oggi contestato". Il deputato Dem Emanuele Fiano punta il dito contro "l'eterogenea pattuglia del No che si scaglia contro la formulazione del quesito semplicemente perché illustra chiaramente per cosa sono chiamati a votare i cittadini. La notizia dei ricorsi piomba nel giorno in cui sui quotidiani italiani viene ripreso il giudizio espresso dal Financial Times sulla riforma costituzionale del presidente del Consiglio. In un editoriale, a firma Tony Barber dal titolo Le riforme dei Matteo Renzi sono un ponte verso il nulla, il quotidiano londinese critica la legge sottoposta a referendum il 4 dicembre prossimo. "Contrariamente alle affermazioni di Renzi, le riforme costituzionali proposte faranno poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica" precisa l'Ft, spiegando che "l'Italia non ha bisogno di leggi da approvare più rapidamente possibile ma di meno leggi e migliori che siano scritte con cura e applicate nella realtà invece che essere bloccate o aggirate dalla pubblica amministrazione, interessi particolari e dalla burocrazia". Parole riprese da Beppe Grillo che, lasciando l'hotel Forum dopo due giorni trascorsi a dialogare con i parlamentari nella capitale, dichiara di »non avere dubbi« sulla vittoria del No. "Leggete il Financial Times: vincerà il No perché siamo in mano a bluffisti, a dei giocatori d'azzardo" risponde il leader M5S incalzato dai cronisti. "Dire No è una bellissima cosa" ripete come d'abitudine. Un altro comico, Roberto Benigni, si è espresso invece martedì sera a favore del sì al referendum. Intervistato dalle Iene, Benigni ha detto che "la vittoria del No sarebbe peggio della Brexit".

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