Bavaglio rosso ai comizi di Salvini

Chi vuole «imbavagliare» Matteo Salvini e la sua discesa al Sud? A quanto pare sempre gli stessi: centri sociali, autonomi e sinistra radicale. Se tra il leader della Lega e il Mezzogiorno non vi è più da un pezzo la barriera «politica» della Padania, a mettersi di traverso oggi sono le minacce degli antagonisti. È l'eventualità di contestazioni non proprio pacifiche, infatti, la causa dello spostamento a data da destinarsi del raduno che era stato convocato il 22 settembre a Napoli. Qui si erano dati appuntamento leader e militanti proprio per parlare dei nodi del Sud e lanciare l'importante campagna per le Amministrative. E invece alcune telefonate dai toni preoccupati da parte della Questura hanno convinto i dirigenti di Noi con Salvini ad annullare l'incontro perché non sarebbe stata garantita l'incolumità dei partecipanti alla manifestazione. Si dirà: il capoluogo è uno dei luoghi storicamente più caldi per Matteo Salvini (ancora pesano i cori da stadio contro i tifosi napoletani sui quali il segretario ha però più volte chiesto scusa). Ma Salvini in ogni caso era già stato in campagna elettorale a Napoli e, parte un piccolo nucleo di contestatori, nulla di preoccupante era successo. Stavolta invece la «macchina del bavaglio» si è messa all'opera: sull'evento, convocato a Bagnoli, il rischio di contestazioni violente era troppo alto. Amareggiato Raffaele Volpi, vicepresidente di Noi con Salvini, per il quale l'episodio rappresenta «un brutto precedente che ci lascia preoccupati». Da parte sua il responsabile napoletano Gianluca Cantalamessa denuncia: «È grave che un partito non possa liberamente incontrarsi. Noi, con responsabilità, abbiamo scelto di spostare in avanti la manifestazione perché non volevamo né mettere a rischio i partecipanti né togliere decine di poliziotti dal servizio pubblico per tutelare la kermesse». In queste ore il bavaglio ai salviniani è entrato in funzione anche in provincia di Bari, a Corato, dove i militanti denunciano di non aver potuto manifestare. Il presidio avrebbe dovuto svolgersi nei pressi di una villetta a Corato che da qualche giorno ospita una cinquantina di immigrati, «non sappiamo se clandestini o profughi» come spiegano gli aderenti a Noi con Salvini. Qui è arrivata la revoca del permesso da parte della pubblica sicurezza «a seguito delle minacce degli appartenenti ai centri sociali». Secco il commento di Angelo Attaguile, segretario nazionale di Noi con Salvini: «È successo lo stesso davanti ai miei occhi anche a Marsala, in Sicilia, dove per colpa di venti facinorosi il diritto di parola di Salvini e quello dei quattrocento presenti di ascoltare è stato calpestato». Del resto è lunga tutto lo Stivale la scia dei tentativi di censura nei confronti di Salvini. A Foggia i «manifestanti» hanno gettato fumogeni contro il leader leghista. A Bologna l'auto del segretario è stata letteralmente presa d'assalto dagli antagonisti. E poi lancio di oggetti a Livorno, contestazioni con una bomba carta a Senigallia, comizio blindato a Torino. .