Passera lancia la sfida Italia Unica è un partito
Terminata la fase embrionale come movimento, Italia Unica cambia pelle e diventa una nuova forza politica del panorama italiano. A guidarla l’imprenditore, ex ministro dell’Economia del governo Monti, Corrado Passera che il 23 febbraio 2014 aveva lanciato il movimento, presentato ufficialmente lo scorso giugno. Ieri il passaggio decisivo, come da programma, con l’assemblea fondativa presso l’hotel Cavalieri Hilton. In mattinata Passera è stato eletto per acclamazione presidente di Italia Unica dai circa 2.500 tra delegati territoriali e fondatori del partito presenti in una sala gremitissima. Punto di riferimento: il mondo dei popolari europei, con l’obiettivo di raccogliere voti in quel vasto universo, in costante espansione, rappresentato dall’astensionismo. «Italia Unica si pone come alternativa credibile alla sinistra di Matteo Renzi e ai populismi della politica di oggi – ha spiegato il neo presidente di Italia Unica - Si ispira ai valori popolari e liberali e si propone come offerta nuova e originale per quei milioni di italiani che disertano le urne perchè sconfortati dalla politica o che votano rassegnati gli attuali partiti di centrodestra. Siamo riformisti radicali e vogliamo rimettere in moto il Paese, ma per fare questo serve una vera e propria rivoluzione». E prosegue: «L’Italia non è ancora entrata nel XXI secolo, dobbiamo valorizzare la qualità che abbiamo, in questo modo possiamo diventare uno dei paesi leader nel mondo». Nel mirino soprattutto l’attuale classe politica che, numeri alla mano, ha fallito: «Dobbiamo constatare che la rabbia e la sfiducia sono diventati un virus per un Paese che ha 10 milioni di persone senza lavoro o con un lavoro insufficiente. In questo momento di crisi il parametro per valutare veramente la politica deve essere uno: il numero di posti di lavoro creati. Il problema dell’Italia non è l’economia, ma la politica, il 97% degli italiani non ha fiducia in chi ci governa». Passera ne ha per tutti, da Grillo «il signor no che ha giocato sulle paure degli italiani» a Berlusconi «che si sta buttando via ed è in una fase di triste asservimento», dal «lepenista» Salvini che «scarica tutte le colpe sull’Europa» al Presidente del Consiglio: «Il suo è un falso cambiamento, non ha rottamato nulla ha soltanto sostituito il gruppo dirigente». Stoccata anche per Mario Monti: «Il nostro governo non ha fatto abbastanza» e critiche sull’Italicum «metterà il Paese nelle mani di una minoranza con il 20% di voti» e sul Partito della Nazione «un mammut politico, una grande minaccia che inibirebbe il sistema democratico dell’alternanza». Merito, legalità, riformismo e idee, queste le parole d’ordine, con alcune priorità: innovazione e ricerca. «Puntiamo forte sullo spirito imprenditoriale degli italiani. Vogliamo uno Stato che sia forte e autorevole ma non pervasivo come quello attuale, bisogna concedere più spazio alle imprese. Noi crediamo all’Europa ma diversa da quella attuale». Obiettivo? Correre alle prossime elezioni politiche: «Quando ci saranno, mentre nella tornata amministrativa della prossima primavera ci scalderemo i muscoli dove se ne creeranno le condizioni». Una presentazione all’americana, con molte immagini proiettate sul maxischermo, dagli italiani «famosi» degli ultimi 70 anni alle immagini inviate dalle 150 «porte», i nuclei territoriali nati nei mesi scorsi in tutte le regioni. Sul palco anche alcuni sindaci che hanno deciso di far parte della struttura organizzativa del partito. «Vogliamo scommettere sul territorio che può produrre idee concrete. Per questo è nato un dialogo e un confronto con oltre 100 sindaci – ha sottolineato Lelio Alfonso, coordinatore nazionale di Italia Unica - La politica non va fatta sulla rete ma tra la gente. Avremo 50 persone di riferimento che rappresenteranno il collegamento tra il territorio e il presidente». Oltre 20 i tavoli tematici aperti, coordinati da Luca Bolognini, responsabile del programma, che ha spiegato le prime due «campagne mobilitanti» di Italia Unica, sulla famiglia (tra le proposte 5.000 euro per i primi 5 anni di vita dei bambini) e sull’economia con la «rivoluzione fiscale» (tra le proposte il dimezzamento dell’IRES).