Sergio e lo sbianchettamento sul Kgb
Sul favorito alla scalata al Colle, Sergio Mattarella, pesano interrogativi che risalgono al 1999 e riguardano il famoso «dossier Mitrokhin», l’archivio contenente le attività del Kgb sovietico. È quello l’anno in cui, quando premier era un ex comunista, Massimo D’Alema, e il suo vice, con delega, per due mesi, ai servizi segreti, appunto Mattarella, sul nostro Paese si abbatte la notizia dell’esistenza di un dossier potenzialmente esplosivo. E per far luce su quando i vertici di quel governo seppero del dossier, sul perché non fu informata per tempo la magistratura italiana, sul chi e come «corresse» le bozze del libro su quell’archivio e sul perché si fece in modo che l’archivista Mitrokhin non venne ascoltato dal Sismi, venne istituita, qualche anno dopo, una commissione d’inchiesta parlamentare presieduta dal senatore Paolo Guzzanti. E fra le molte persone sentite ci fu anche Mattarella. Sentito a palazzo San Macuto il 2 marzo 2004, Mattarella spiega di aver saputo dell’esistenza del materiale Impedian (nome originario del dossier) solo a fine agosto 1999. Va detto che i servizi segreti inglesi cominciarono a inviare il dossier in Italia, a pezzi, già dal 1995. Quattro anni prima. A Mattarella viene chiesto molto altro. Ad esempio, perché dell’esistenza del dossier non fu informata la magistratura. Singolare la risposta: «Perché farlo avrebbe significato insabbiare il materiale e mettere tutto su un binario morto, perché gli inglesi avrebbero interrotto l'afflusso delle schede». E poi aggiunge: «La scelta del Servizio e dei governi Dini e Prodi di non trasmettere gli atti all’autorità giudiziaria è stata saggia». Non solo. Mattarella afferma a più riprese che in quel momento il governo era «distratto» da altre priorità: immigrazione, traffico d’armi, Giubileo. Uno dei commissari chiede poi perché, di fronte alle schede del dossier inviate all’Italia, che parlavano dell’attività del Kgb ai danni del nostro Paese, il Sismi non si attiva per mettere in atto operazioni di controspionaggio, tanto che si attende la pubblicazione ufficiale di un libro con le pagine riassuntive. Mattarella replica che inevitabilmente i tempi sono più lunghi di fronte a informazioni che arrivano «a rate nell’arco di quattro anni». E il compianto commissario Fragalà, sarcastico: «Quindi era un romanzo a puntate?». E quando Guzzanti fa notare che per oltre mille giorni il Sismi non fa nulla con quel dossier pieno di riferimenti a persone vicine al Pci, Mattarella azzarda una giustificazione, sostenendo che il nostro Servizio militare fece nel frattempo attività di «ricerca e archivio». Nella seconda audizione Mattarella spiega di aver saputo dell’esistenza del dossier «quando la notizia divenne di pubblico dominio e venne data dalla stampa», ma è sempre Fragalà a fargli notare che il libro esce a settembre, e quindi Mattarella lo seppe prima, cioè ad agosto, come affermato in precedenza. L’allora vicepremier si difende spiegando che sapeva dell’uscita del libro contenente quel tipo di notizie, ma non del dossier. Singolare anche un altro aspetto, e cioè la disponibilità delle autorità inglesi a «concedere» all’Italia di sentire Mitrokhin. Fragalà chiede a Mattarella se il Sismi gli disse mai della disponibilità degli inglesi di farci ascoltare l’archivista, ma Mattarella spiega che non occorreva informarlo anche perché da parte inglese c’era una «temporanea disponibilità», negata nel 1995, concessa nel 1996 e negata di nuovo nel 1998. Quanto al perché Sergio Siracusa, allora a capo del Sismi, non abbia informato il governo, Mattarella spiega: «Non mi sorprende» perché il direttore del Sismi «ha una montagna di questioni di stragrande importanza da affrontare». La chiosa di Fragalà è efficace: «Il Sismi per farsi dire di “no” dal Servizio britannico non ha chiesto di "intervistare" con un rapporto di intelligence, di controspionaggio, Mitrokhin, ma ha chiesto che Mitrokhin fosse reso disponibile a un "interrogatorio di tipo giudiziario”». Infine, nella terza audizione, a Mattarella viene posto un interrogativo: chi ha «corretto» le bozze del libro sul dossier inviateci dagli inglesi e a cui poi le abbiamo restituite «sbianchettate»? Mattarella risponde ricordando che Battelli disse che «le aveva fatte leggere ad Andreatta» (ministro della Difesa, ndr), ma in realtà, quando Battelli lo affermò, Fragalà gli fece notare che Andreatta non era più ministro dall’ottobre 1998, tanto che Battelli balbettò e cercò di «riparare» affermando che forse spezzoni del libro gli erano stati consegnati prima. Al che Fragalà azzardò: «Ammiraglio, sta forse cercando di coprire Mattarella? Sta sostenendo che fece vedere ad Andreatta le bozze parzialissime del libro e poi non sentì il dovere di esibire a Mattarella quelle complete?». Nel 2004 Cossiga sullo «sbianchettamento» del dossier Mitrokhin, disse: «Chi è stato? I servizi segreti». Su ordine di chi? «Il più adatto , ovvio, era Sergio Mattarella».