Film horror fra le ville del cinema

Le sirene delle volanti hanno squarciato il silenzio di una domenica mattina di agosto fin troppo tranquilla nella «zona in» dell’Eur, in quello che per intenderci è il luogo delle ville prestigiose. E prima ancora quelle urla liberate nel cielo di via Birmania, al numero 86 ascoltate fortunatamente da un filippino che ha dato l’allarme chiamando le forze dell’ordine. Un omicidio quello avvenuto ieri mattina che ha impietrito gli abitanti di uno dei quartieri più prestigiosi della Capitale. Il luogo dove si è consumata la scena di ordinari follia, un quadrilatero di ville lussuose che per intenderci costeggia la via Cristoforo Colombo, sulla destra venendo dal centro proprio sotto il «Fungo» e sostanzialmente si sviluppa su cinque strade: via dell’Umanesimo, via dell’Indonesia, via Nepal, via Libano e quindi via Birmania. Le case costruite negli anni Sessanta hanno visto abitarci personaggi illustri del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport. Tra i pionieri di quelle belle ville il registra Sergio Leone che abitava al numero 92, a una villa di distanza da dove è avvenuto l’omicidio. E proprio quella casa era frequentata dal regista dei film western all’italiana. Lì tra gli anni Settanta e Novanta ci hanno abitato i suoi nipoti. A poca distanza da via Birmania il celebre musicista Ennio Morricone e il cantante Bobby Solo. Sempre lì ha abitato con tutta la famiglia l’ex ministro Antonio Gava e il produttore cinematografico Grimaldi. Un vero e proprio polmone verde quelle case che si sviluppavano in una zona protetta dai pini. Negli anni, però, quel quadrilatero ha subito diversi cambiamenti, quelle ville delle celebrity sono state vendute o affitate per far spazio per due decenni dagli anni ’80 a società internazionali che hanno trasferito lì le loro sedi e i loro dipendenti, trascinate da un boom economico che viaggiava con il vento in poppa. Poi la prima vera crisi nel 2001 che ha cominciato a far chiudere e scappare le società che hanno «svenduto» quello che vent’anni prima avevano comprato a cifre iperboliche. «Per un periodo in queste vie strette non si riusciva neanche a parcheggiare - ci racconta uno degli storici abitanti della strada - ora da una decina di anni si è ritornati alla normalità». Si fa per dire perché da sempre quelle stradine piccole e poco trafficate sono la soluzione ideale per le prostitute o per i trans per consumare l’atto sessuale con i propri clienti. Al di là della Cristoforo Colombo invece ancora oggi risiedono politici o ex esponenti di spicco come il vicesindaco Mauro Cutrufo e l’ex sindaco Francesco Rutelli e tanti altri. Ma ritorniamo proprio lì in via Birmania dove in quella che era la «piazzetta» del cinema si è svolto un crimine vero. Una villa del cinema trasformata in set reale degli orrori. «Quella è stata la nostra casa per 20 anni - ci racconta Enrico Morsella, nipote di Sergio Leone che ha bellissimi ricordi e che ci descrive com’è quella villa - tre piani per un totale di 500 metri. Il seminterrato, (dove si è svolto l’omicidio, ndr) si sviluppa su 180 metri quadri con due appartamenti molto grandi. Il piano terra è quello di rappresentanza con ampi saloni e la cucina e il primo piano sempre di duecento metri quadri è adibito a zona notte con le stanze da letto, i servizi ed enormi balconi. Per quanto riguarda invece la parte esterna il giardino si sviluppa su una superfice scoscesa con molti alberi e andando verso l’alto vi si trova una piscina». Insomma una casa lussuosa che la famiglia Morsella ha venduto nel 1990 ad un privato che nel 2003 a sua volta ha ceduto all’attuale proprietario, il 52nne imprenditore Giovanni Ciallella. Lì nella piazzetta sconvolta dal delitto abita ancora la sorella di Sergio Leone e ci sono ancora gli uffici della nota casa cinematografica. Ma chi è il nuovo proprietario di casa, l’uomo che ha acquistato una così prestigiosa abitazione? Lo descrivono tutti coma una persona discreta, di successo, un uomo che ha trovato il benessere grazie al web creando uno dei motori di ricerca più famosi nel campo del lavoro. Padre di tre figli con i quali trascorre molto del suo tempo e con i quali è andato a fare un viaggio negli Stati Uniti il mese scorso. Separato, aveva assunto Oxana, la colf ucraina trucidata, proprio per badare a quegli splendidi tre bambini quando trascorrevano il tempo nella villa di via Birmania. Nesuno nel quadrilatero parla male di lui. Qualcuno ha notato che dopo la separazione la villa veniva frequentata da più persone. E anche la scelta di affittare parte dell’appartamento del seminterrato all’assassino, che c’entra così poco con quel contesto lascia qualche perplessità. Tutti in vacanza, come è logico in questo mese, i bambini con la mamma in Brasile, il proprietario per proprio conto all’estero. A casa è rimasta l’ucraina che avrebbe accettato per il periodo estivo di risiedere negli appartamenti del sotterraneo della villa. Di sicuro ieri sera i proprietari di casa sono rientrati subito e dopo un breve sopralluogo nelle stanze della loro dimora sono andati in questura per essere ascoltati. Ma cosa sia successo ieri mattina non si sa, gli inquirenti restano con le bocche cucite. Certo è che oggi in quel quadrilatero è stato segnato da una delle pagine più brutte del cinema dal vivo, una pagina che certo nessuno vorebbe leggere. La pellicola stavolta non c’era, tantomeno la macchina da presa. Restano le macchie di sangue, quell’enorme ascia, i due cadaveri, una villa segnata da una violenza inaudita. Restano, le urla gli spari e l’angoscia dei vicini che non credono ancora a quanto sia accaduto. E dopo che quelle sirene, quelle urla quegli spari e il lavoro forsennato degli inquirenti per cercare di trovare la verità, quel quadrilatero del lusso è ripiombato nel silenzio più assoluto, un silenzio ancora più pesante del solito.