Stalker, affari e misteri. A chi dava fastidio Mariastella Giorlandino?
A chi dava fastidio Mariastella? Si sentiva pedinata. Aveva segnalato decine di targhe di motorini. Ed era bersagliata di controlli. Fino a 15 verifiche di filato nei suoi centri. Si diceva perseguitata, anche dalle istituzioni. Ed ostacolata nell’apertura di un laboratorio di analisi sull’Appia Antica. Dopo essere finita nel mirino degli «ex» amici del cuore. Stalker, affari e misteri. Potrebbe esserci una «guerra» per il «monopolio» dei laboratori di analisi romani dietro la scomparsa di Mariastella Giorlandino, manager 60enne, architetto e pittrice di successo, titolare dei nove centri diagnostici Artemisia Lab, sposata e madre di un bimbo di 12 anni, svanita nel nulla da mercoledì sera, da tre giorni. La descrivono come impegnata nella battaglia per la «individualità dei laboratori» in un momento in cui le nuove norme mettono a rischio la sopravvivenza dei "piccoli" a favore dei "giganti". Ma lei, stando ai bene informati, avrebbe dato fastidio a un "gigante" in particolare. Che avrebbe avuto la forza di metterle i bastoni fra le ruote. La Procura di Roma indaga sulla scomparsa. Gli accertamenti sono coordinati, per connessione, dal pm Mario Dovinola, già titolare del fascicolo avviato dopo le denunce presentate dalla donna per stalking e la raffica di verifiche sul gruppo di cui è titolare. I carabinieri continuano a cercarla, dopo la denuncia di scomparsa, presentata giovedì mattina dal marito Carlo De Martino. Sentiti dagli investigatori familiari, amici e collaboratori di lavoro per ricostruire le ultime ore prima della sua scomparsa. «Era un animale da lavoro» hanno detto, «ogni giorno visitava i suoi centri a uno a uno». Mercoledì mattina la Giorladino con la sua Smart bianca e grigia era andata regolarmente al lavoro. Al mattino aveva avuto una riunione in via Velletri e nel pomeriggio a via Piave. La sera non è rientrata nella sua villa sull’Appia Antica. Ormai da alcuni anni era fortemente stressata e si sentiva perseguitata. «Non ce la faccio più, non mi fanno lavorare», così si sarebbe sfogata anche mercoledì con chi le stava vicino. Nessuno però pensa al suicidio. «L’ho vista lunedì della scorsa settimana - dice il prof. Bruno Dallapiccola, direttore scientifico del Bambino Gesù che si avvale della collaborazione dei centri Artemisia Lab - era un vulcano come al solito, il suo cellulare squillava continuamente». Ora il suo telefono è muto. Gli investigatori procedono al momento per la scomparsa, ma non è comunque esclusa nessuna pista. Al vaglio di chi indaga anche eventuali contrasti familiari insorti dopo presunte problematiche nella gestione dei centri diagnostici dopo la morte di Giuseppe, padre di Mariastella e fondatore degli stessi centri. «Sono molto preoccupato - ha detto il marito Carlo De Martino - poiché questa assenza fa seguito alle continue denunce sporte da mia moglie nei confronti di ignoti, per gli innumerevoli episodi di stalking fisico, psicologico, mediatico e amministrativo/burocratico che nel corso degli ultimi mesi si sono perpetrati contro di lei e purtroppo anche contro di me. Mi auguro che il lavoro delle forze dell'ordine, nelle quali confido pienamente, possa darci presto buone notizie e chiedo a chiunque possa averla vista in queste ore di darne pronta comunicazione alle istituzioni deputate. Ringrazio, infine, le migliaia di persone che stanno in queste ore manifestando la loro solidarietà a tutti noi, in un momento così difficile e drammatico». Di recente si era di nuovo rivolta a forze dell'ordine e magistrati segnalando le targhe dei motorini che l'avrebbero seguita. Sentirsi vittima di una vera e propria persecuzione aveva portato la Gioraldino a fondare l'Artemisia Onlus, un centro di ascolto con sportelli chiamati «Spasmos» per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media sul fenomeno degli atti persecutori sul lavoro, in famiglia, nella coppia, con implicazioni negli attacchi di panico e nelle malattie da stress. I 100 dipendenti degli otto centri clinici e diagnostici romanni e gli oltre 200 professionisti medici che collaborano presso il gruppo ArtemisiaLab hanno espresso piena solidarietà alla famiglia e la grande ammirazione per la manager «esempio di imprenditore infaticabile, dedizione e serietà e professionalita».