Emanuela Orlandi, nuovi misteri
È l’anno in cui Giovanni Paolo II concentra i suoi sforzi contro il socialismo reale, quello del grande crack del banco Ambrosiano, nel quale è coinvolto anche lo Ior, l’Istituto per le Opere di religione del Vaticano. L’anno che vede la banda della Magliana estendere il suo controllo sulla Capitale e consolidare rapporti con servizi deviati, loggia massonica P2 e Cosa Nostra. E il 1983 è anche l’anno in cui una quindicenne figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia sparisce nel nulla. Era il 22 giugno e quella ragazza si chiamava Emanuela Orlandi. A oltre un trentennio dai fatti, la sua scomparsa resta un mistero, un giallo inestricabile che i magistrati continuano a cercare di risolvere e sul quale giornalisti, scrittori e familiari della giovane si sono esercitati a lungo per dare una risposta alle stesse tre domande: chi ha rapito Emanuela? Perché? È ancora viva o è stata uccisa poco dopo il suo sequestro? LEGIONARI DI CRISTO E OPUS DEI L’ultimo libro sul «caso» è il romanzo noir «Io sono un angelo nero» di Paolo Pietroni (edito da Barion). Lo scrittore arriva a coinvolgere gli agenti segreti dei Legionari di Cristo e quelli dell’Opus Dei, in una ricostruzione che vede la quindicenne Emanuela introdotta da un uomo di Marcinkus in un torbido giro volto proprio a scoprire gli intrighi dei Legionari. Pietroni avrebbe scoperto la nuova pista grazie a un frate domenicano di Santa Maria delle Grazie di Milano, che gli avrebbe riferito di una foto che ritraeva la piccola Emanuela sulle gambe di Marcinkus. Secondo questa versione la Orlandi non sarebbe stata sequestrata, ma avrebbe accettato volontariamente un invito che poi si è tramutato in un «incidente sessuale» che le è costato la vita. EMANUELA È VIVA STA COL FRATELLO Le storie scritte sul sequestro più famoso degli ultimi trent’anni sono decine. Particolarmente suggestivo e azzardato è quello contenuto nel libro-inchiesta di Roberta Hidalgo (edizioni libreria Croce). L’autrice sostiene che la Orlandi è viva e vegeta, oggi ha 46 anni, e non ha mai lasciato l’Italia. Anzi, non si è mai allontanata dalla zona del Vaticano. Già, perché secondo la Hidalgo, Emanuela sarebbe legata al fratello Pietro dopo aver assunto l’identità di Patrizia Marinucci, la quale invece vivrebbe nascosta in una località segreta. Un rompicapo andato avanti fra querele e richieste di ritiro delel copie del libro da parte della famiglia Orlandi. Il tutto sarebbe condensato, secondo il libro-romanzo, in un complicato scambio di identità. Il libro è messo insieme con una serie di appostamenti e intercettazioni fatte dalla Hidalgo. Ma la spiegazione che sta dietro a questo scambio di identità è ancora più sorprendente: Emanuela - a detta della autrice - non sarebbe la figlia del padre anagrafico Ercole, bensi della zia Anna e dell’immancabile e onnupresente monsignor Marcinkus. L’ATTENTATO AL PAPA Ma, come abbiamo detto, le ipotesi sulla fine di Emanuela sono molte e «variopinte». I testi pubblicati finora sono almeno una ventina. E altri sono in preparazione. Nel volume del 2002 «Mistero Vaticano» di Pino Nicotri (ed. Kaos), la tesi prevalente è quella di una vicenda oscura tutta interna alla Curia vaticana. In quello di Alex Boschetti e Giuseppe Morici, «La scomparsa di Emanuela Orlandi», uscito nel 2013, si sottolinea il fatto che il Papa venne immediatamente avvisato del ritardo nel rientro a casa di una ragazzina, pur figlia di un dipendente vaticano, e comprende anche un’intervista al fratello Pietro. E proprio quest’ultimo, in «Mia sorella Emanuela. Sequestro Orlandi: voglio tutta la verità», scritto con il giornalista Fabrizio Peronaci nel 2012, si traccia la pista di un rapimento come «proseguimento» dell’attentato a Woityla, avvenuto il 13 maggio dell’81. LA BANDA DELLA MAGLIANA L’inchiesta sulla scomparsa della ragazza subì nuovo impulso dopo le «rivelazioni» di Sabrina Minardi, ex amante del boss della Magliana Enrico De Pedis, detto «Renatino», ucciso il 2 febbraio 1990 e sepolto prima al Verano e poi nella Basilica di Sant’Apollinare. Si è anche creduto che i resti della giovane fossero nel sarcofago del boss, ma un controllo del dna ha fatto cadere questa pista. Per la Minardi, la Orlandi sarebbe stata uccisa e il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, gettato in una betoniera a Torvaianica. Le dichiarazioni della donna, sebbene confuse e spesso imprecise, sono state ritenute abbastanza attendibili. E il movente? Secondo alcuni si tratterebbe di un debito non restituito alla Banda per la causa di Solidarnosc. Ma prove non ce ne sono. E il mistero continua.