Muore «er Pantera», l’ultimo della Magliana
È morto un altro della banda della Magliana. Ieri Gianfranco Urbani, 76 anni, conosciuto come "er Pantera", è stato stroncato da un tumore ai polmoni, ricoverato nella clinica privata San Marco di Latina, cittadina del basso Lazio dove da tempo si era stabilito: a Borgo Sabotino, a pochi chilometri dal litorale pontino. All’inizio della sua carriera era specializzato in rapine a tabaccherie, uffici postali e treni. Poi era stato un nome di spicco della vecchia banda della Magliana. Nel ’78 era entrato a farne parte intascando una "stecca" di trecento mila lire alla settimana. Era al fianco di Nicolino Selis, uno dei cofondatori della holding del crimine romana, che agiva ad Ostia e in carcere aveva conosciuto il padre della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo, assicurandosi in tal modo carichi di eroina e conoscenze influenti. Anche Urbani si occupava dei rapporti con i narcotrafficanti. Li aveva coi thailandesi, in seguito estesi ai sudamericani e alle rotte balcaniche. E anche Urbani era riuscito a costruirsi una rete di rapporti criminali, specie con la ’ndrangheta e la mafia. Si parla dei calabresi Paolo De Stefano, Giuseppe Piromalli e Pasquale Condello. E dei suoi ottimi rapporti con i catanesi del boss Nitto Santapaola. Nel 1983 il giudice Giovanni Falcone aveva emesso nei suoi confronti un mandato di cattura per una inchiesta che coinvolgeva Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo e il trafficante internazionale cinese Koh Bak Kin. Ma tutto finisce. Ed è scemata anche la luce della stella personale di Gianfranco Urbani. Era sempre un nome, e soprattutto un soprannome. In certi ambienti er Pantera ancora sapeva spaventare. Aveva il suo carisma e godeva della considerazione che si riconosce a gente del "mestiere" come lui. L’ultimo colpo messo a segno era stato a sei zeri. Quasi sette milioni di euro rapinati al caveau dell’istituto di vigilanza Sicurtecna sulla Palombarese, a Guidonia, nella notte tra il 22 e il 23 dicembre 2012. A distanza di pochi mesi, il 6 maggio seguente, la Squadra mobile di Roma e gli agenti del Commissariato di Tivoli gli avevano messo le manette ai polsi assieme ad altri sei complici. La banda aveva fruttato il cambio della guardia e prima di abbandonare la sede della società di sicurezza, aveva fatto fuori le telecamere di videosorveglianza e aveva legato un vigilante. Poi l’epilogo delle indagini con la cattura dell’intera banda. Compreso un vigilante. Tre giorni dopo, i poliziotti hanno recuperato un milione e mezzo di euro in contanti. Erano i soldi che urbani doveva consegnare ai malviventi che avevano agito con lui. Ora la Pantera non ruggisce più.