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La Sanremo dei Democratici, dalla Canzone Popolare ai Negrita

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di Massimiliano LenziSignore e signori, la Pd compilation presenta: la storia della sinistra, dal fu Pci all'Ulivo al Pd di oggi, attraverso le canzoni che l'hanno scandita. In principio fu l'Intern...

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Signore e signori, la Pd compilation presenta: la storia della sinistra, dal fu Pci all'Ulivo al Pd di oggi, attraverso le canzoni che l'hanno scandita. In principio fu l'Internazionale, inno del secolo scorso, ma oggi, tra una rottamazione di qua ed una crisi dei partiti di là chi la suona più l'Internazionale. Ieri, a Milano, nel giorno della sua incoronazione Matteo Renzi ha rottamato i 45 e pure i 33 giri dei vecchi leader del Pd. Niente Vasco Rossi, niente Jovanotti, niente Gianna Nannini, niente Rino Gaetano, niente Ivano Fossati, niente Cesare Cremonini ma, udite udite, i Negrita con «La tua canzone» che Renzi preferisce chiamare «resta ribelle», sarà perché gli garba il refrain: «Resta speciale, non ti buttare via». Certo che i leader del Pd a forza di refrain si sono buttati via loro, anno dopo anno, non perché non fossero buone le canzoni che avevano scelto ma perché erano mosci loro, i leader. Walter Veltroni per il nuovo cammino e il partito liquido a vocazione maggioritaria si portò in giro nelle convention «Mi fido di te» di Jovanotti. A parte che sarà lo stesso Jovanotti, qualche anno dopo, a spiegare che col Pd quella canzone non ci incastrava nulla: «Mi fido di te - parole di Lorenzo Cherubini, appunto Jovanotti - non poteva essere una bandiera per una campagna elettorale. Quando Veltroni mi chiese "Mi fido di te" io glielo dissi, guarda che in realtà questa canzone parla di perdita, perché dice "cosa sei disposto a perdere". Non è proprio un inno per trionfare. A lui però piaceva l'inizio, non aveva sentito la fine del ritornello...». Scelta musicale diversa da Veltroni sarà quella del segretario Pier Luigi Bersani che opterà per «Un senso» di Vasco Rossi e poi «Cambierà» di Neffa, quando il Pd finirà a fare l'opposizione al governo Berlusconi. «Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha...». Ora, senza arrivare alle marce militari, i jingle del Pd dovrebbero caricare alla vittoria non fare filosofia. Macché. Nella Festa democratica di Reggio Emilia, poi, è stata suonata pure «Mondo» di Cesare Cremonini. Non c'è più il jukebox, c'è I-tunes ma il Pd canta lo stesso; chissà, forse perché spera che in questo modo gli passi. Canta e apre dibattiti: alla scelta di Bersani su Vasco Rossi obbietterà infatti Walter Veltroni: «Alla luce della strofa che dice "Voglio trovare un senso a questa storia anche se questa storia un senso non ce l'ha" non credo sia stata la scelta più azzeccata. Per me il Pd, l'idea di un vero Partito Democratico, ha un grande senso, è un grande sogno pieno di senso. E poi, io preferisco il Vasco Rossi di "Sally", una canzone straordinaria». Sì, avete letto bene, Sally, quella che fa «cammina per la strada senza nemmeno guardare per terra, Sally è una donna che non ha più voglia di fare la guerra». Siamo lontani anni luce dalla scelta di Romano Prodi ai tempi dell'Ulivo, quando ad aprire gli incontri pubblici era la «Canzone popolare» di Ivano Fossati: «Alzati che si sta alzando, la canzone popolare...». Dalle parti dei Democratici, se l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti diventasse realtà, potrebbero provare a inventarsi un bel Sanremo in salsa Pd. Nel 2000, sul palco dell'Ariston, Jovanotti improvvisò un D'Alema (Massimo) rap chiedendo all'allora presidente del Consiglio di «cancellare il debito» dei Paesi poveri. Si era tutti più buoni, nel 2000, ai tempi della lira e in anno di Giubileo. Tanto pe' cantà, per fa' qualche cosa...

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