Berlusconi infuriato. Nel Pdl riparte la resa dei conti
La decisione del Pd e di Scelta civica di rendere palese il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore ha fatto infuriare l’ex presidente del Consiglio. Allarme rosso tra gli «alfaniani». Il Cavaliere sembra determinato ad alzare il tiro, si torna a parlare di scissione interna e i venti di crisi spaventano le colombe. Molti attendono un colpo d’ala di Angelino Alfano, che l’altroieri ha avuto un colloquio molto franco con l’ex premier, conclusosi con un nulla di fatto. Gli «innovatori» sono di nuovo a un bivio: restare e adeguarsi alle condizioni dettate dai falchi o andar via per fare gruppi autonomi. C’è un documento politico: ieri è circolata una bozza, ma ancora non esiste una versione definitiva, anche perché manca la firma di Alfano. Di certo il governissimo è in bilico e i filogovernativi ballano, anche se tornano a difendere il loro leader, Berlusconi, sul fronte dei diritti tv. Il capogruppo Renato Schifani vede nero: «La giunta ha violato le regole in maniera surrettizia, la giornata di oggi non potrà non avere conseguenze». Anche Maurizio Lupi è tranchant: «Pur di eliminare Berlusconi si fa strame di tutto». Sulla stessa linea Nunzia De Girolamo («La Giunta ha preso una decisione irresponsabile») e Gaetano Quagliariello («sul voto palese il Pd ha ceduto alle pressioni dei grillini»). Ieri mattina Berlusconi ha fatto il punto con i falchì Denis Verdini e Sandro Bondi e in serata ha ricevuto i lealisti Raffaele Fitto e Saverio Romano, che chiedono all’ex premier di accelerare sulla nuova Forza Italia, invocandoo le urne se necessario. Gli «innovatori» per ora resistono e non ci pensano proprio a fare un passo indietro in caso di decadenza. Il timore di queste ore è che Berlusconi possa presentare una mozione al Consiglio nazionale, che metta ai voti il ritiro della delegazione del Pdl al governo.