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Liste civetta, respinti tutti i ricorsi

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Inparticolare sono state respinte le opposizioni presentate «avverso l'esclusione» di tre liste «Democrazia Cristiana» e delle liste «Grande Sud», «Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale Msi-Dn», «Unione di Centro-Udc» e «Comitato Monti Presidente». Bocciate anche le opposizioni della liste «Fratelli d'Italia» «avverso il contrassegno presentato da "Fratelli d'Italia-Centro Destra Nazionale"», quello della Lega Nord «avverso il contrassegno presentato da "Prima il Nord"» e Partito Pensionati «avverso il contrassegno presentato da "Pensionati e Invalidi Giovani Insieme"». Decisioni che hanno scatenato rabbia e soddisfazione. Contenti i dirigenti dell'Udc che hanno visto riconosciuto il loro diritto di essere gli unici a poter utilizzare il simbolo della vecchia Democrazia Cristiana. «Ancora una volta il tentativo di confondere gli elettori utilizzando il simbolo dello scudocrociato è fallito miseramente – ha spiegato il partito in una nota – La Cassazione ha acclarato nuovamente che alle prossime elezioni l'unico partito legittimato a concorrere con il simbolo dello scudocrociato è l'Unione di Centro». Infuriati, invece, i leghisti. Per tutti parla il senatore Massimo Garavaglia: «Ore 12.28: Sgarbi annuncia sua candidatura con la lista civetta 'Prima il nord'. Ore 14.34, la Cassazione boccia simbolo civetta Samuele Monti. Ore 14.35 la Cassazione ammette simbolo civetta 'Prima il Nord'. Sempre alle 14.35 la Cassazione boccia simbolo civetta 'Grande Sud'. Questo se non è un colpo di Stato ci manca poco». «Neanche Scelba avrebbe osato tanto – è la conclusione – né tantomeno gli ermellini della legge truffa di 60 anni fa. Come faceva Sgarbi a candidarsi prima della sentenza della Cassazione? Viva il Nord, il vero nord». Amareggiato anche Samuele Monti. «È una prevaricazione, adesso anche il Professore dovrebbe togliere il suo cognome dal simbolo. A mio parere era già non corretta la decisione del ministero, ancora meno quella della Cassazione. Forse ci sarebbe da ricorrere al Parlamento europeo. La questione non è solo personale ma di principio. Desideravo avere la possibilità di poter portare il mio nome a testa alta, ora mi sento offeso. È come se ci fosse un copyright: esiste un solo Monti in Italia».

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