È il momento della scelta di campo.

Èquesto il messaggio che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha affidato a un documento dei Circoli di Nuova Italia. Un documento di cinque pagine in cui Alemanno chiarisce, giustamente e doverosamente, il punto di vista di tutta quella parte del Pdl che delusa dalle mancate primarie, il 16 dicembre diede vita a «Italia Popolare» con uno sguardo al premier Mario Monti. «Con la caduta del Governo Berlusconi e la nascita dell'esecutivo "tecnico", ha preso corpo un nuovo polo di aggregazione centrista - scrive il sindaco capitolino -. In pratica la cosiddetta area moderata si è andata scindendo in due poli contrapposti: da un lato quello centrista di Mario Monti e dall'altro lato quello di centrodestra di Silvio Berlusconi. Per tentare di evitare questa spaccatura che rischia di offrire un forte vantaggio politico e numerico alla sinistra di Bersani, si è mossa all'interno del PdL l'aggregazione di Italia Popolare che, in nome del comune riferimento al Partito Popolare Europeo, ha tentato un ponte tra il nostro partito e l'aggregazione montiana. Questo aggancio è fallito perché Mario Monti e i suoi principali collaboratori si sono progressivamente dimostrati estranei alle radici più essenziali del centrodestra italiano: riferimenti tiepidi se non inconsistenti ai valori della dottrina sociale della Chiesa, lontananza dal blocco sociale delle piccole e medie imprese e delle professioni. Tutto questo non poteva non portare l'aggregazione montiana lontano dal nostro centrodestra, verso due prospettive astratte quanto pericolose». La prima è «l'idea di poter realizzare in modo tecnico e neutrale il rinnovamento della società italiana - continua il documento - prescindendo da ogni conflitto politico basato su diverse visioni della vita e del mondo. La seconda, più concreta ma più inquietante, è quella di riproporre l'antico modello di un incontro tra sinistra e centro moderato in uno schieramento che si vuole presentare come riformista e modernizzatore». Ragioni importanti quelle fornite dal sindaco che non ha mai smesso di credere non solo nel partito unico ma in un nuovo centrodestra. Per questo, inevitabile l'accenno alla scissione interna. «Una parte significativa di dirigenti e militanti provenienti da An ha prodotto la scissione di "Fratelli d'Italia - centrodestra nazionale" come tentativo di sottrarsi alle difficili mediazioni, tipiche di un grande partito composto da più anime, in atto dentro al Pdl...in realtà tutto si dovrebbe fare, meno che separare le forze più caratterizzate a destra dal contesto del partito unico del centrodestra». Poi l'appoggio, incondizionato, a Silvio Berlusconi. «Sono bastati pochi giorni di campagna elettorale per constatare che Silvio Berlusconi è ancora oggi l'unico leader in grado di aprire una prospettiva vincente per il centrodestra italiano. Non si tratta solo della capacità comunicativa di parlare a milioni di italiani, scuotendoli dalla rassegnazione e dall'assenteismo - dice Alemanno - ma di riuscire a sfidare con coraggio luoghi comuni ideologici, sepolcri imbiancati e centri di potere che, nonostante venti anni di Seconda Repubblica, continuano ad avvelenare la vita del nostro popolo». Pertanto, conclude il sindaco «insieme a Silvio Berlusconi, ad Angelino Alfano e ad una classe dirigente che ha dimostrato compattezza, possiamo riportare gli italiani al voto, alla speranza e alla partecipazione». La campagna elettorale, del resto, entra nel vivo.