Moffa: «Sono in campo per il Lazio. Il Pdl mi sostenga»

ESilvano Moffa, deputato dei Responsabili, il gruppo nato per essere la «terza» gamba del governo Berlusconi nelle fasi più concitate della crisi del 2011, si è offerto di sbloccare la situazione: ha rinunciato a ripresentarsi in Parlamento e si è candidato a Governatore. Con la speranza che il Popolo della Libertà, alla fine, converga sul suo nome. «Mi sono candidato perché ho avuto pressioni e richieste che sono arrivate dal territorio, dalla gente – spiega – Vengo dal centrodestra, dal Pdl e sono stato presidente della Provincia. Io sono in campo, stiamo a vedere che succede». Ma dal Pdl ha avuto qualche segnale? «Con quale Pdl? Nel Lazio non si capisce neppure chi sono i vertici. Dopo quello che è successo in Regione è difficile trovare gli interlocutori». Quindi alla fine, come sempre, deciderà Berlusconi. «Lui è un riferimento ineludibile. A me però il coraggio non manca e a questo punto non aspetto più. Sono candidato e non mi tiro indietro». Però rischia di scontrarsi con altri esponenti del centrodestra come Francesco Storace. E anche contro un eventuale candidato del Popolo della Libertà se non sceglieranno lei. «Non è una cosa che mi spaventa. Però al momento si viaggia nell'incertezza e invece io voglio dare un segnale chiaro. Il nostro elettorato è stanco di questi balletti e di queste attese, la sfida deve giocarsi su un livello alto e altro, bisogna ridare importanza al territorio, alle richieste che arrivano dalla gente». Il suo movimento, a livello nazionale, sta lavorando per federarsi con il Pdl? «Non lo so, sono questioni di cui si stanno occupando i miei colleghi. La mia idea era quella di un centrodestra che si doveva riorganizzare su una base federativa. Ma questo presupponeva il cambio della legge elettorale. Con il Porcellum, invece, tutto questo non è possibile perché lo scontro si radicalizza per forza attorno agli schieramenti più grossi». Dunque per i partiti più piccoli non c'è spazio? «Credo ce ne sia poco. Anche il mio partito è in bilico, non so come andrà a finire» Pa. Zap.