Il Pdl va verso la scissione Un pezzo del partito è in uscita

La scissione del Pdl si muove sull'asse Roma-Milano. Una serie di contatti frenetici, telefonate, incontri tra ieri e oggi per capire come muoversi e soprattutto per fare la conta di chi sta con chi. Per fondare, forse, un partito nuovo che ancora non c'è ufficialmente ma che potrebbe prendere vita domenica a Roma. Nella capitale, infatti, Roberto Formigoni è intenzionato ad annunciare il suo movimento. Al quale potrebbe aderire il sindaco di Roma Gianni Alemanno, una parte degli ex An romani - dal senatore Andrea Augello al deputato Fabio Rampelli – ma anche un ex ministro come Saverio Romano, nato nell'Udc poi convertito a Berlusconi nell'ultima parte del suo governo con una formazione nuova di zecca, il Pid. Nulla però è ancora deciso, l'accelerazione finale verso lo strappo da Berlusconi la darà la riunione di oggi pomeriggio tra Gianni Alemanno e il Cavaliere. Un vertice decisivo che dovrà far capire se davvero il Cav è intenzionato a spingere fuori dal Pdl tutta l'area degli ex di Alleanza Nazionale e una serie di candidati che giudica troppo vecchi. Ieri il Cavaliere lo ha comunque fatto capire chiaramente: nel Pdl che verrà – e che si potrebbe chiamare Forza Italia, per tornare allo «spirito» del '94 – c'è spazio solo per il 10 per cento dei deputati uscenti. L'incognita però è tutta su chi sceglierà di abbandonare il Popolo della Libertà. Ieri sera a Roma c'è stata una lunga riunione proprio tra il sindaco, Roberto Formigoni e Saverio Romano. Obiettivo: la nascita del nuovo partito. L'ex governatore della Lombardia pare ormai deciso a imboccare la strada che porta al divorzio con l'ex premier: non ha gradito la decisione di cercare a tutti i costi l'alleanza con la Lega – il partito che lo ha fatto cadere – concedendogli anche la possibilità di esprimere il candidato governatore, e non ha gradito il ritorno in prima linea di Berlusconi. Ancora incerto Gianni Alemanno, che comunque già in passato aveva annunciato che alle elezioni comunali si sarebbe presentato con una formazione nuova. A frenarlo – o a fargli valutare fino in fondo tutti i rischi di una operazione di questo tipo – c'è il senatore Andrea Augello. Il quale è stato il primo sostenitore delle primarie per la scelta del candidato premier del centrodestra, è stato tra i più critici verso la nuova discesa in campo di Berlusconi, ma che non è convinto fino in fondo che l'idea della scissione sia la scelta migliore. «Nulla è ancora deciso» è stato ieri il suo unico commento, rinviando tutto proprio alla riunione di oggi. Ma lo strappo potrebbe anche non essere finalizzato a una futura alleanza con il Pdl. In queste ore i «promotori» della nuova formazione stanno valutando anche la possibilità di dare il loro appoggio a una lista Monti. Andandosi a «saldare» con un altro spezzone del Pdl, quello dell'europarlamentare Mario Mauro. Un «contenitore» nel quale alla fine potrebbero finire anche il vicecapogruppo a palazzo Madama Gaetano Quagliariello e il senatore Maurizio Sacconi.Una partita nella partita si gioca anche con Angelino Alfano. Il segretario ha detto più volte che resterà con Berlusconi. Ma su di lui, per un possibile coinvolgimento nella nuova lista, stanno spingendo alcuni esponenti di Cl, come Maurizio Lupi. Il vicepresidente della Camera lo ha sempre appoggiato e, anche se è legato a Formigoni, non lascerebbe mai il Pdl senza l'ex ministro della Giustizia. Piuttosto potrebbe scegliere di non ricandidarsi e tornare a fare l'amministratore delegato di Fiera Milano Congressi. «Non sono attaccato alla poltrona» ha confermato ieri concludendo una polemica con Marcello Dell'Utri nella quale ha difeso Angelino. Tra i «critici» con Berlusconi ma ancora incerto su cosa fare l'ex ministro degli Esteri Franco Frattini. «Personalmente non posso immaginare di fare una campagna elettorale contro l'Europa, questo non lo potrei consentire. Potrei ritirarmi serenamente dalla competizione», ha detto ieri ospite di «Otto e mezzo» su La7. Ma nel suo futuro ci potrebbe essere un incarico alla Nato. Da decifrare infine cosa farà Giorgia Meloni. «Basta far finta che vada tutto bene – ha scritto ieri in un tweet – candidature impresentabili, decisioni prese e smentite. Troppe cose non offrono molti stimoli nel Pdl». C'è chi giura che alla fine non se ne andrà dal partito. Ma sulla sua scelta peserà la decisione che Alemanno prenderà dopo aver visto Berlusconi. Domenica mattina, però, sarà anche lei a Roma per lanciare la sua iniziativa «Le primarie delle idee» al teatro Brancaccio. E la Capitale per un giorno diventerà l'incrocio dei destini del centrodestra.