Il Cavaliere boccia il Professore: «Non è più credibile».

Nonsi sottrae alle obiezioni ma rivendica: «Ho mantenuto tutte le promesse». Infine annuncia che il Pdl terrà il suo simbolo alle prossime Politiche «anche se non commuove» e che le candidature saranno di qualità. Silvio Berlusconi continua la sua maratona televisiva. Ieri è stato prima a Canale Italia, poi a SkyTg24 («L'ho fondata io», ha detto). Non ha risparmiato stoccate al premier, anche se ha esordito: «Non sono qui per criticare Monti che ne ha dette tantissime negli ultimi tempi». Del resto l'annuncio del Professore di voler abbassare la pressione fiscale, da sempre cavallo di battaglia del fondatore del Pdl, ha colpito nel segno: «È diventato un politico, è entrato nel teatrino, quindi fa delle promesse da politico. Quello che dice non ha più credibilità». Anche perché, osserva Berlusconi, Monti «non ha mantenuto la parola. Era stato messo a guida di un governo tecnico con una promessa: aveva detto che non avrebbe approfittato della promozione a senatore a vita, lo aveva promesso al presidente Napolitano e a tutti gli italiani, e ora ce lo troviamo lì a fare il leader di una coalizione con dei compagni di viaggio che li raccomando...». Il Cavaliere risponde a distanza all'accusa rivoltagli dal presidente del Consiglio di essere contraddittorio: «Un'affermazione del tutto superficiale». Al contrario, sostiene, «c'è un'assoluta linearità nel mio comportamento». Ricorda di essere dovuto tornare in campo perché «Monti non ha accettato di federare i moderati». Un ritorno che è «un grande sacrificio. Sono stato costretto per recuperare consensi ma la mia è una candidatura contro natura». Berlusconi non sfiducia il segretario Alfano, anzi precisa che «è bravissimo» ma che gli «è mancato il tempo di farsi conoscere». Ma c'è anche il colpo di scena. Visto che, spiega, la legge elettorale impone di indicare il leader della coalizione ma non il premier, non è detto che alla fine il presidente del Consiglio indicato dal Pdl, ovviamente in caso di vittoria alle elezioni, non possa essere un altro. In fondo, aggiunge, «ci sarà da indicare anche il nuovo presidente della Repubblica». Si autodefinisce «un innocente assolutamente perseguitato dai pm che usano la giustizia a fini politici». Poi si concentra di nuovo su Monti e sul governo dei tecnici, a cui rimprovera di aver innescato «una spirale recessiva molto pericolosa». Nega di aver mai definito Monti «leaderino», ma conferma che i sondaggi gli attribuiscono «meno del 10% dei consensi». Infine, contesta che il Vaticano abbia fatto un endorsement verso il Professore, «è stato l'Osservatore Romano ed è ben altra cosa», precisa. Subito dopo ricorda i buoni rapporti avuti con la Chiesa e con i pontefici, compreso l'attuale, che ha «un'assoluta cordialità nei miei confronti». Per il resto, Berlusconi ribadisce che «dolorosamente» e sebbene sia «un galantuomo perseguitato dai pm di Palermo», Marcello Dell'Utri non sarà candidato perché «chiacchierato». Nessuna anticipazione sulla futura lista («ho promesso all'equipe che ci sta lavorando di non svelare nomi»), ma una cosa è certa: tutti i candidati dovranno «sottoscrivere un patto» in tre punti: limite di due mandati; taglio del 50% agli emolumenti dei parlamentari e riduzione del 50% del numero di deputati e senatori. Un'«agenda» molto simile ai comandamenti del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Sulla scheda elettorale non ci sarà, dunque, il simbolo di Forza Italia, che sembrava destinato a far scomparire quello del Pdl ma sarà confermata, invece, ne è sicuro il Cavaliere, l'intesa con la Lega: «Sono convinto che saremo alleati come lo siamo stati tanti anni». Infine rivendica di aver creato «un milione e mezzo di posti di lavoro» e di aver «innalzato le pensioni minime». Insomma, di aver mantenuto «tutte le promesse».