Il Vaticano molla il Cav e «benedice» il progetto di Monti

Ilpremier incassa il sostegno della Chiesa affidando l'endorsement all'Osservatore Romano. L'organo di informazione ufficiale della Città del Vaticano chiosa l'espressione del Prof «salire in politica»: suona come «un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune». Poi scrive che «è questa domanda di politica alta che probabilmente la figura di Mario Monti sta intercettando o sulla quale comunque il capo del Governo uscente intende legittimamente far leva e che interpella i partiti al di là dei contenuti del suo manifesto politico». Insomma un via libera in piena regola che ha il significato in parallelo di un disimpegno dal Pdl. Mentre il consenso si allarga, Monti e il suo entourage lavorano a pieno ritmo alla lista. Un sondaggio lo darebbe al 20% e il Professore, forte anche di questo, continua le sue trattative. Oggi dovrebbe esserci un vertice decisivo tra i centristi ed alcuni ministri del suo governo, da Riccardi a Passera. Ichino, il senatore ex Pd ora montiano, rivela che si sta lavorando per arrivare ad una lista unica sicuramente al Senato ma con alta probabilità anche alla Camera e l'orientamento sarebbe di inserire il nome del premier nel simbolo. Al Senato la lista unica sarebbe obbligata in ogni regione, perchè è il Porcellum a non dare chance a quella possibilità di due liste distinte, una per «politici doc» e l'altra per i rappresentanti della società civile che piace più a montezemoliani e casiniani che al Prof. Questi sono convinti che quel sondaggio di Pagnoncelli che attesta fra il 19 e il 21% una coalizione politici-società civile, dovrebbe spingere per la doppia lista alla Camera, consentendo a ciascuno di arare propri e distinti bacini elettorali. Monti invece propende per la soluzione unitaria anche per Montecitorio. Fini e Casini, infatti, si scontrano con le resistenze di chi non vuole saperne di abbandonare le vecchie sigle e il bagaglio politico e culturale ad esse connesso. Non solo: di fronte alla prospettiva di presentarsi con una lista unica, si aprirebbe anche la questione dei criteri per comporre le liste e quale peso dare alle singole forze che sostengono l'agenda Monti. Calcoli che farebbero pensare a un accordo pre elettorale già confezionato, ma che viene smentito con fermezza da alcuni esponenti di primo piano dell'Udc. Non ultimo Casini che si dice «al lavoro per un'area di responsabilità nazionale». E precisa che «ci sarà spazio per tutti coloro che credono nel valore della buona politica e nell'impegno della società civile. Non dovrà esserci spazio per opportunisti dell'ultima ora». La decisione su questo nodo potrebbe arrivare già al vertice di oggi per rispettare un timing piuttosto obbligato che impone la decisione delle liste entro l'inizio del nuovo anno perché vanno depositate entro il 27 gennnaio. Per il nuovo soggetto al momento sono sul tavolo di Monti già diverse proposte per sede, nome e logo. Oggi il Prof vedrà prima uno per uno, e poi probabilmente anche separatamente i diversi leader politici, quelli delle organizzazioni e i singoli ministri che con lui entreranno in campo. Per non prestare il fianco a nuove polemiche, l'incontro non si dovrebbe tenere a Palazzo Chigi, forse nemmeno nello studio del senatore Monti a palazzo Giustiniani. Probabile che, a sorpresa, si scelga la sede della Comunità di Sant'Egidio di Piazza Santa Maria in Trastevere, dove è di casa il ministro Riccardi. Attorno al tavolo sederanno anche i tecnici per mettere a punto i dettagli delle liste. Si farà un primo elenco di nomi di candidature. Sono già cominciati a circolare i nomi di possibili ministri in caso di vittoria elettorale. E Ichino, divenuto negli ultimi giorni quasi il «portavoce» del Prof in concorrenza con il ministro uscente Riccardi, sarebbe tra i papabili per il dicastero del Lavoro. Ma sarà il Prof in persona a voler poi controllare e, in caso depennare, quei nomi che pur avendo superato il primo esame degli sponsor proponenti, non sono consoni alla candidatura. Una candidatura che lui, leader ma non candidato perchè membro di diritto del Parlamento, non intende dare per scontatata a nessuno. Riccardi ha lasciato intendere che la scrematura per formare la lista o le liste, sarà accurata. «Non vogliamo fare il patto dell'ammucchiata. È una questione di contenuti, non di veti sulle persone. Ci dovranno essere donne, giovani, persone credibili e preparate». Ieri poi è arrivata la disponibilità del magistrato Stefano Dambruoso, responsabile giustizia di Italia Futura, che ha chiesto l'aspettativa in vista probabilmente di un incarico nel prossimo governo. Intanto qualcuno ha pensato di registrare la dicitura «agenda per Monti». Scorrendo l'archivio dati dell'ufficio nazionale brevetti del ministero dello Sviluppo economico si scopre che il 5 ottobre è stato depositato il nome della lista elettorale «l'Agenda Monti per Brescia» su richiesta di due bresciani. Allo stato, la domanda è stata sospesa.