«Finita la sospensione della democrazia»

Speriamoche non ci sia più una sospensione della democrazia come quella che c'è stata». Così Silvio Berlusconi ha congedato l'esecutivo parlando a Milano all'hotel Parco dei principi dove ieri è andato a visitare il Milan. Poi ha confessato di non sapere nulla su quello che vorrà fare il Professore: «Non l'ho sentito né oggi, né dopo la riunione del Ppe in cui gli ho proposto di guidare i moderati. Il suo comportamento non mi ha indispettito. Non so cosa farà, aspettiamo di sentire le sue decisioni nella conferenza stampa di domenica». Però – aveva già detto in un'intervista in mattinata a Radio Monte Carlo – «rimarrei sorpreso se ci fosse una partecipazione attiva alla campagna elettorale da Monti che, con il mio assenso, è stato nominato senatore a vita. Sono d'accordo con D'Alema, Monti non dovrebbe aver interesse a diventare un piccolo protagonista della politica italiana, un capo, un capetto di tanti partitini abbandonando il ruolo di deus ex machina come guida di un governo tecnico». Ma se il premier si candiderà, Berlusconi ha già spiegato ai suoi che non userà riguardi per attaccarlo. E proprio di campagna elettorale ha parlato giovedì sera ospite a casa di Gianfranco Rotondi in una riunione in cui erano presenti quasi tutti i ministri del suo ultimo governo. Il Cavaliere è convinto che per spuntarla anche stavolta sarebbe necessario «riprendersi» il Senato, conquistando Lombardia, Veneto, Sicilia, Campania e Puglia. Per realizzare questa missione, l'ex premier punta a stringere accordi con Roberto Maroni al Nord, con «Grande Sud» di Gianfranco Miccichè e Pds-Mpa di Raffale Lombardo al Sud e con «La Destra» di Francesco Storace al Centro. Ma la preoccupazione è anche per una eventuale Lista Monti. Se il Professore si candida, ha chiesto ai suoi collaboratori, ci porta via molti voti al centro? No, è stata la risposta di uno degli ex ministri, anzi ci fa un favore, perché su 4 voti, 3 li ruba a Bersani. E a questa osservazione il Cav avrebbe annuito, sottolineando la necessità di guidare una coalizione di centrodestra formata da più movimenti. Un progetto che però deve avere soprattutto come alleato la Lega. La quale per il momento continua invece a volersi tenere distante. «Se Berlusconi vuol fare il candidato premier è difficile allearsi» ha detto ieri Umberto Bossi. «Con Maroni dovevamo vederci oggi – ha rilanciato il Cavaliere – ma abbiamo preferito aspettare perché Albertini sembrava fosse consapevole del fatto che la sua candidatura rendeva molto difficoltoso l'accordo tra noi e la Lega. Invece, ho visto che Albertini ha rilasciato addirittura delle dichiarazioni in cui dice che domani presenta il suo simbolo. Vedremo se questa sarà la situazione, ma anche con la sua candidatura credo che alla Lega possa convenire, a noi certamente conviene, che si crei con il Carroccio un'alleanza sia per il voto nazionale sia per quello lombardo». In mattinata il Cavaliere, in una intervista a Canale Italia, ha anche rivelato chi fosse il famoso «dinosauro» che aveva promesso avrebbe estratto dal cilindro. «Avevo il nome giusto: pensavo che Mario Draghi potesse interessarsi lui al nostro Paese. Ne abbiamo parlato. Poi però questa ipotesi non si è potuta realizzare e allora sono diventato io il dinosauro che deve battersi con gli altri». Infine l'annuncio di una «sorpresa» alla conclusione delle manifestazioni che farà in campagna elettorale: «Sto pensando di tradurre e adattare una bellissima canzone di un celebre compositore e cantante francese, Gilbert Becaud, che ho conosciuto molto bene quando ero in Francia: la canteremo tutti insieme al termine dei comizi». Pa. Zap.