Porcellum e addio tecnici, il Pd ci spera

Uncolloquio di quaranta minuti alla Camera per fare il punto della situazione dopo lo strappo del Pdl che non ha votato la fiducia al governo. I due leader di Pd e Udc hanno espresso «preoccupazione» per la situazione che si è creata dopo i voti di Senato e Camera. Ma si sono detti determinati a sostenere la legge di stabilità nei passaggi parlamentari che la attendono. La situazione dei due leader è differente. Se il Pdl levasse la fiducia al governo Monti, Bersani otterrebbe due risultati con un'unica mossa (non sua): andare alle elezioni con il Porcellum, che darebbe un vantaggio rilevante al Partito democratico, e liberarsi dei tecnici per una responsabilità (evidente) di Berlusconi e company. L'aumento immediato dello spread farebbe il resto. Bersani e tutto il Pd potrebbe dunque avere molte frecce al suo arco in vista della campagna elettorale. Il clima è cambiato. Dopo essere stato accolto alla Camera da un lungo applauso, il segretario del Pd, vincitore delle primarie del centrosinistra per Palazzo Chigi, è stato netto: «Se il Pdl insiste in un atteggiamento irresponsabile, descritto come un passaggio politico sul governo Monti, noi pensiamo che Napolitano con la sua saggezza troverà il modo per condurre la vicenda in modo ordinato». La situazione diventa piuttosto complessa. «Il ministro Passera ha, anche lui, il diritto di parola - ha spiegato Bersani - Il punto è un altro. Il Pdl ha un problema di crisi interna che sta scaricando di ora in ora in tutto il sistema. La situazione sta prendendo una piega problematica». Un problema «grave», il Pd voterà la fiducia alla Camera, annunciava Bersani, ma «nessuno può pensare che abbiamo paura delle elezioni». La preoccupazione è soprattutto per le reazioni internazionali: «Non si può dare all'esterno l'idea di un paese che manca di solidità», ha proseguito il segretario del Pd, «richiamiamo il Pdl alle sue responsabilità, perché quello di oggi è stato un gesto irresponsabile» che si è concretizzato in una astensione politica. Attacca la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro: «Mi permetto di osservare che non vedo tensioni "tra" le forze politiche rispetto all'esecutivo. La tensione che ha portato all'astensione politica del principale gruppo presente in Parlamento sulla fiducia a Monti è tutta del Pdl e interna a quel partito». Insomma, la Finocchiaro critica e continua: «Al governo da parte nostra, dal Pd, al di là della normale dialettica e della legittima rappresentazione delle nostre proposte, non è venuta nessuna minaccia. Altrimenti me ne sarei accorta...», conclude. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, non ci sta: «Noi siamo interessati alla legge elettorale rispetto a voi che state facendo il gioco delle tre carte» tuona. Si rivolge ai Democratici: «Volete un premio di maggioranza per far in modo che con il 30% avete il 50%: mi spiace questo non ve lo possiamo dare». Interviene in Aula anche l'ex segretario Democratico Dario Franceschini: «Avevamo pensato che questa dichiarazione di voto avvenisse in una giornata tranquilla, invece questo giro di dichiarazioni di voti avviene in una di quelle giornate che, da un giorno in cui compiere un piccolo passo di uscita dalla crisi, si trasforma in un giorno convulso, colmo di rischi per il Paese. Per un gesto incomprensibile e irresponsabile per il Pdl». Il capogruppo del Pd ha aggiunto: «Mai nella storia del Parlamento un grande partito toglie la fiducia al governo senza spiegare il perché. Evidentemente è arrivato un ordine nella notte. Non posso credere che siano state le parole di Passera. È un pretesto. E non voglio credere che la ragione sia bloccare il decreto del governo sull'incandidabilità e non voglio neanche credere che questo passo verso la crisi sia per tenersi la comodità della nomina nelle liste bloccate del Porcellum». Insomma, nota ancora Franceschini, «state scaricando i vostri problemi interni sugli italiani e questo non si fa mai. Stiamo dando al mondo un pericolosissimo segnale di instabilità e incertezza. Basta vedere l'andamento dello spread», sottolinea Franceschini. Netto il deputato Giorgio Merlo: «O c'è un Governo saldo con una maggioranza solida e reale oppure è meglio andare al voto. Non si può convivere a lungo con l'irresponsabilità politica del partito di Berlusconi». Infine il responsabile dell'Economia del partito, Stefano Fassina: «Con il comportamento irresponsabile sul Decreto Sviluppo, il Pdl trascinato ancora una volta dall'agenda personale di Silvio Berlusconi apre di fatto la campagna elettorale all'insegna dell'anti-europeismo. È un comportamento inaccettabile e pericoloso che pesa negativamente sulla credibilità politica faticosamente riconquistata dall'Italia e rischia di compromettere i risultati dolorosamente raggiunti». Insomma, aggiunge, «è sempre più evidente che Silvio Berlusconi blocca l'evoluzione politica del Pdl in una coerente forza del popolarismo europeo. Speriamo che la classe dirigente del Pdl fermi la deriva populista anti-euro innescata da Berlusconi per far concorrenza a Grillo. È necessario un chiarimento immediato. L'incertezza ha costi finanziari, economici e sociali altissimi».