Il decreto sull'Ilva fa slittare il testo sulla liste pulite

Sene parlerà mercoledì prossimo, in un Cdm ad hoc. Ad assicurarlo è stato lo stesso premier: il decreto sull'incandidabilità è «pronto e maturo per una decisione collegiale», e «abbiamo deciso di trattarlo in un'apposita riunione che convochiamo il 5 dicembre». La decisione del rinvio è stata assunta proprio su richiesta del Presidente del Consiglio, spiega inoltre la nota diramata al termine della riunione del governo. In ogni caso, si tratta di un piccolo colpo di scena, perché il varo del testo – un dl di cui ha tenuto le fila il ministero dell'Interno di concerto con Giustizia e Funzione Pubblica – era stato ampiamente annunciato ed era molto atteso. Le elezioni, politiche e regionali, sono alle porte, il governo si è impegnato a predisporre misure per impedire che possano accedere a cariche elettive e di governo quanti hanno riportato condanne definitive per una serie di reati gravi, ieri avrebbe dovuto essere il giorno del via libera, ma le cose sono andate diversamente e se ne riparlerà mercoledì. Fonti governative hanno precisato che l'esame del decreto è slittato contro il parere di Antonio Catricalà: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio avrebbe voluto un esame rapido del provvedimento paventando anche il rischio che, se non si chiude in fretta, le nuove norme non possano essere applicate per le prossime regionali. Ma il decreto sull'Ilva ha avuto la precedenza assoluta. Inoltre, sempre da quanto si è appreso, Catricalà ha chiesto e ottenuto una modifica al decreto sulle «liste pulite» che consenta di stabilire l'incandidabilità subito e non, come prevede la versione originaria, una sorta di ineleggibilità, basata sull'autocertificazione, che sarebbe stabilita dalle Camere quasi a fine legislatura. Dopo il rinvio deciso in tarda mattinata, il Cdm nel pomeriggio, intorno alle 17, ha preso in considerazione anche l'ipotesi di rimettere sul tavolo l'incandidabilità, ma si è scelto di aggiornasi a mercoledì. Il testo renderà non candidabile a qualsiasi carica elettiva o di governo quanti abbiano riportato condanne a più di due anni passate in giudicato per i reati di particolare gravità (associazione per delinquere, associazione di stampo mafioso, contraffazione, sequestro di persona, associazione finalizzata al traffico di droga, terrorismo) e per i reati contro la pubblica amministrazione, come peculato, corruzione, concussione, malversazione; e i condannati in via definitiva per i reati per cui è prevista una pena non inferiore nel massimo ai 4 anni di detenzione e che quindi prevedono la custodia cautelare in carcere, escluse le ipotesi colpose: si va dal favoreggiamento personale, al falso materiale in atto pubblico, dallo stalking al voto di scambio; ai reati societari nelle ipotesi aggravate, aggiotaggio, reati fiscali, fallimentari, furto, rapina, truffa, riciclaggio, usura, abusivismo.