di Tiziano Carmellini Ipiù forti siamo noi: c'è poco altro da dire.

Finisce2-1 solo perché non abbiamo avuto la cattiveria agonistica di schiacciare gli avversari quando li avevamo in pugno, ma i quattro minuti di sofferenza finale serviranno da lezione per il futuro agli azzurri. Doppietta di Balotelli e tutti a casa... o meglio, loro a casa, noi in finale. E adesso la Spagna per una partita epica contro i campioni del mondo e d'Europa in carica, un esame che questa Italia ha i numeri per superare: ma sarà un'altra battaglia. Succede tutto a Varsavia mentre a Bruxelles i capi dei governi, ministri e massimi esponenti dei partiti dell'Europa che conta decidono il futuro del Vecchio Continente, con la Merkel che prova a relegarci tra gli «scarti» dell'economia e che continua a tirarsela nemmeno fosse una top model. Ma «sculettare» serve a poco quando si gioca a pallone e sulla loro strada ci siamo sempre noi : un incubo. Siamo sempre noi, lontani anni luce dal modo di pensare e interpretare la vita dei «giganti» tedeschi: «leggeri» come ci aveva definiti il teutonico Klose alla vigilia del match. Eppure siamo sempre noi, gli italiani, a dare il colpo di grazia alla perfezione tedesca che mai come adesso si ritrova ridimensionata: calcisticamente s'intende e chissà che questa ennesimo ko la Merkel non proverà a farcelo scontare a suon di spread e «cinghiate» economiche. Forse ci proverà, ma sarà solo l'ennesimo episodio di frustrazione, un rigetto, a dimostrazione che in uno sport come il calcio la perfezione non esiste e soprattutto non serve a molto. C'è bisogno di fantasia, estro, tanto cuore... e in quello siamo ancora una volta più avanti noi. Di tutto il resto, stasera, chissenefrega! Prandelli cambia il meno possibile: non l'assetto, ma ritrova Chiellini a sinistra e sposta Balzaretti dall'altra parte del campo. In avanti continua sulla sua linea guida e non sbaglia. La coppia d'attacco Cassano-Balotelli fa vedere i sorci verdi alla difesa tedesca fatta di lungagnoni macchinosi che il genio di Bari devasta più volte. Vero, Cassano non avrà novanta minuti nelle gambe, ma finchè ne ha è di un altro passo. E non è un caso se il gol del vantaggio azzurro arriva proprio da una sua invenzione. Fantastico il movimento, quasi banale la palla nel mezzo che sblocca finalmente Balotelli: di potenza lo stacco su Badstuber che inchioda Neuer. L'«uomo nero», gol a parte, gioca una grande partita, fa tutto quello che il ct gli chiede. Lotta, difende il pallone, fa salire la squadra e sta sempre li a prender botte aspettando i compagni quando la gara si mette in discesa. Ma c'è anche un'altra partita, quella che Prandelli ha vinto comunque, insistendo sul giovane attaccante del City che in molti volevano out dopo i flop iniziali. È tutta la squadra che gioca un gran calcio, quello professato da un tecnico che non ha mai mollato la presa continuando per la sua strada: conta vincere, ma soprattutto giocare un bel calcio, propositivo. Alla faccia del catenaccio all'italiana. Così, dopo aver smaltito le tossine di un avvio in salita, l'Italia devasta la Germania in mezzo al campo e prende confidenza col passare dei minuti. In campo c'è solo l'Italia i tedeschi accusano il colpo e dopo il clamoroso errore di Montolivo (altra invenzione di Cassano), arriva il meritato gol del raddoppio. Il centrocampista della Fiorentina si fa perdonare dell'errore precedente e mette in porta Balotelli: lancio di quaranta metri, controllo di palla dell'attaccante e destro di collo pieno che ammazza la Germania. Grandissimo gol con tanto di spogliarello e posa modello Hulk: pazzesco... arriva il giallo, ma va bene così per un primo tempo tutto nostro. Contro la Germania però le partite non finiscono mai e dopo l'intervallo i tedeschi rientrano col coltello tra i denti. Serve a poco: meglio Klose di Gomez e Reus garantisce più corsa e qualità di Podolski, ma non cambia la dinamica della partita che l'Italia da la sensazione di avere sempre in tasca. Non arretra mai: grande prova di forza. E anche quando Prandelli, quasi alla mezz'ora, toglie Cassano la squadra non cala: anzi. Gli azzurri fanno paura, arrivano da tutte le parti, i due giorni di riposo in meno non si sentono affatto o forse la differenza la fa l'adrenalina che scorre a fiumi nelle vene degli uomini di Prandelli che potrebbero più volte chiudere il discorso. Ecco, l'unica cosa da recriminare semmai è proprio questa: poteva finire davvero tanto a poco per noi. Gli azzurri hanno voglia da vendere, come quella che si legge nella smorfia di Balotelli cambiato dal ct convinto dell'infortunio. Lo deve convincere Prandelli con un buffetto paterno prima dell'abbraccio collettivo della panchina azzurra. Il rigore finale che «sporca» il 2-0 azzurro, è solo un neo piccolo piccolo in una grande serata. E adesso viene il bello!