Il tempo del finanziamento a tasso zero per la Germania all'interno dell'area euro sta finendo.

Edla finanza a dare il segnale che il tempo della cuccagna per lo stato tedesco sta per finire. Basta scorrere il listino dei titoli quotati alla Borsa di Milano. Tra quelli riservati agli operatori più tecnici c'è un Etf, un titolo che replica un indice che scommette sulla diminuzione del valore di mercato dei titoli tedeschi e sul contestuale aumento dei tassi di interesse. Si chiama «Lyxor Etf daily double short bund» Ebbene, da qualche giorno il suo valore sta aumentando. Sono super comprati. Un posizionamento che significa che gli operatori vedono sempre più possibile la ripartenza dei tassi garantiti dai Bund. Finora, a dispetto di tutte le regole di impiego del capitale, Berlino è riuscita sfruttare la paura e l'incertezza sulla sopravvivenza dell'euro spingendo verso le sue casse centinaia di miliardi remunerati a tassi risibili. Un fatto che non può durare a lungo secondo la teoria e la pratica economica. Chi presta soldi vuole che siano ben ripagato. È la regola. Lo sa anche la cancelliera Angela Merkel che con questo flusso di denaro infinito a basso costo sta ponendo le premesse per fare del suo paese una roccaforte economica a livello mondiale per i prossimi decenni. Ma come detto non è una cosa sana consentire ad altri di utilizzare i soldi altrui senza pagare il giusto prezzo. Per ora la paura ha prevalso. Investire sui Bund significa coprirsi dal rischio di crac dell'euro. Ma la paura come deterrente non può durare a lungo. Dunque è inevitabile una diminuzione di valore sul mercato secondario del valore del Bund e un aumento dei rendimenti assicurati. Un fatto che ha più conseguenze. La prima è che lo spread con i Btp italiani può rientrare sotto livelli più accettabili. Se il tasso del Bund risale la differenza con quello del Btp diminuisce. In sintesi si starebbe preparando una rimodulazione dei tassi nell'area euro più rispettosa dei reali valori dei Paesi. Italia compresa. Secondo aspetto non meno irrilevante. Le centinaia di miliardi di Bund racchiusi nelle banche tedesche subirebbero un copioso deprezzamento. Con effetti non indifferenti sui dati di bilancio degli istituti tedeschi. Che, ironia della sorte, per rimettere a posto i conti dovrebbero tornare sui titoli italiani più remunerativi. Filippo Caleri