Leonardo Ventura La pressione fiscale è sempre più elevata.

Diqui l'ipotesi che circola in questi giorni di una attribuzione del gettito ai soli comuni, che rinuncerebbero a tutti i trasferimenti dallo Stato e che potrebberò però decidere di esentare la prima casa, appare al momento ancora tutta da costruire. Il Tesoro prende le distanze. In concreto non sarebbe sul tappeto. Più concreta appare invece la suddivisione dell'imposta in due tributi distinti, uno erariale l'altro comunale. Il governo, stretto tra la difficile congiuntura economica e gli impegni presi in Europa e con i mercati, al momento ha l'obiettivo più stringente di centrare le previsioni dei conti pubblici, senza ulteriori manovre. Così monitorerà strettamente i versamenti che gli italiani faranno a metà giugno utilizzando obbligatoriamente il modulo F24. Solo dopo il versamento della prima rata saranno fatti i conti, verificati eventuali sforamenti, temuti soprattutto per la parte di gettito che affluirà nelle casse dei comuni. E solo allora si potranno valutare modifiche, magari tenendo conto anche della riforma del Catasto in arrivo con la delega fiscale. L'ipotesi che circola sulla modifica dell'imposta sugli immobili guarda comunque al 2013. Alcuni tecnici starebbero valutando la percorribilità di dare ai sindaci la scelta sulla possibilità di applicare o meno l'Imu sulla prima casa. L'idea sarebbe quella di girare tutto l'incasso dell'Imu ai Comuni, compresa la parte che oggi finisce allo Stato, tagliando contemporaneamente i trasferimenti dallo Stato ai Comuni per un ammontare equivalente alla quota di mancata tassazione. Così per i conti dello Stato non cambierebbe nulla, mentre i sindaci avrebbero qualche motivo in più per mantenere la tassa sulla prima casa, in modo da non restare con le casse vuote. Conquistata la piena titolarità dell'Imposta Municipale, che però solo municipale ora non è, i comuni avrebbero la possibilità di esentare le prime case. «Dire che decideranno i comuni se esentare o meno la prima casa - afferma il leader Cgil, Susanna Camusso - temo voglia contemporaneamente dire che il governo cercherà altre forme di entrate, mentre il tema è cambiare la progessività, non continuare a moltiplicare le tasse». L'Anci, l'associazione dei Comuni, presenterà invece una propria proposta il prossimo 24 maggio. Il delegato nazionale alla Finanza locale, Guido Castelli ammette che «è una delle ipotesi sul tavolo». Il tema è certo caldo. Basta scorrere gli ultimi dati della Cgia di Mestre per comprenderlo. Nel 2012 il gettito delle principali tasse locali in capo alle famiglie italiane sfiorerà i 35 miliardi di euro, ma la variazione di crescita del gettito registrata negli ultimi 10 anni è stata di +86,4%. Sempre nello stesso periodo di tempo, la crescita del carico fiscale locale su ogni famiglia italiana è aumentata del 69,3%: nel 2003 l'esborso medio era di 821 euro del 2003, quest'anno salirà a 1.390 euro. Il gettito complessivo dell'Ici, che nel 2003 era di poco superiore agli 11 miliardi è quasi raddoppiato e quest'anno si attesterà a 21,5 miliardi. Il viceministro del Lavoro, Michel Martone, commentando le ipotesi di modifica dell'Imu, spiega che «non si tratta di una retromarcia anzi penso sia la dimostrazione del fatto che il governo ascolta il Paese». Da uno studio del Tesoro però emerge che l'Imu rispetto alla vecchia Ici sarà pagata da meno proprietari ma ha un valore pro capite maggiore. Inoltre su 19,2 milioni di prime case, 14,6 milioni (76%) dovranno pagare l'Imu e 4,6 milioni (24%) sono esenti «in virtù delle detrazioni». Il Dipartimento delle Finanze, che stima il gettito complessivo sulla prima casa in 3,4 miliardi di euro. In media si pagheranno circa 235 euro. Inoltre, su 24,3 milioni di proprietari, 17,5 milioni (70%) sono soggetti all'Imu e 6,8 milioni (30%) sono esenti. La media del prelievo per proprietario è di 194 euro. Dal confronto tra vecchia Ici e nuova Imu, emerge che l'Ici era pagata da 21,4 milioni di proprietari, con un valore medio pro-capite pari a 151 euro. L'Imu verrà invece pagata da 17,5 milioni di proprietari, quindi di meno, ma con un valore pro-capite maggiore e pari a 194 euro.