Fini "sgrida"il governo sulle liberalizzazioni

Per alcuni si tratta di osservazioni marginali che non mettono in alcun modo a rischio il provvedimento sulle liberalizzazioni. Fatto sta che ieri mattina la commissione Bilancio della Camera, chiamata ad esprimere il proprio parere sul decreto del governo, ha ricevuto la «relazione tecnica aggiornata» della Ragioneria dello Stato. E ha appreso che, secondo i tecnici, cinque norme del testo approvato al Senato provocherebbero un aggravio per le casse pubbliche. Tradotto: sarebbero prive di copertura. Tra le modifiche incriminate la permuta di beni da parte dello Stato nel caso siano ceduti in affitto alla Pubblica amministrazione e la possibilità per la P.A. di saldare i debiti attraverso la compensazione. Non solo, nell'elenco sono finite anche la norma sui diritti aeroportuali per le strutture «di preminente interesse nazionale»; quella che prevede la possibilità, per il gestore, di individuare «un modello tariffario tra quelli proposti dall'Autorità» e determinare, «sulla base di questo e previa consultazione degli utenti, l'ammontare dei diritti aeroportuali»; infine l'incremento di 40 posti per l'organico dell'Autorità per l'energia elettrica. A questo punto è nato il dilemma: si può dare parere favorevole ad un provvedimento contenente articoli non coperti? L'articolo 81 della Costituzione, infatti, prevede che «ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte». Poco male, alla fine il parere è stato favorevole, e il testo è approdato in Aula. Dove è esplosa la polemica. Cavalcata soprattutto da Lega e Idv. Chi ha partecipato alla riunione della Commissione fa notare che il governo, attraverso il sottosegretario al Tesoro Gianfranco Polillo, ha offerto chiarimenti sulla copertura della 5 norme incriminate e che dunque era impossibile bloccare il testo. In ogni caso, si sottolinea, la relazione della Ragioneria non implicava uno stop, piuttosto un po' di tempo in più per sciogliere i nodi. Ed è su questo punto che «l'opposizione» ha deciso di alzare lo scontro. L'Italia dei Valori dopo aver proposto inutilmente la «bocciatura», ha chiesto in Aula, assieme alla Lega Nord, un ulteriore chiarimento e il rinvio del decreto in Commissione. Proposta bocciata. A questo punto il presidente Gianfranco Fini, con un ritardo che qualcuno ha definito «strategico» visto che ormai non si poteva più fare niente, è intervenuto esprimendo «rammarico per l'insensibilità mostrata dal Governo» che non ha fornito all'Aula «ulteriori elementi di valutazione» su una questione che «oggettivamente ha una sua fondatezza». Critica che ha colpito visto che è la prima volta che un rappresentante del Terzo Polo, per giunta un'istituzione, si permette di non "incensare" l'esecutivo. Ma che non ha sconvolto più tanto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Piero Giarda che prima ha posto la fiducia sul decreto (la prima chiama per il voto inizierà oggi alle 15.45 mentre domani intorno alle 19.30 dovrebbe arrivare il via libera definitivo) poi si è limitato a «prendere atto» delle parole di Fini sottolineando come le risposte sul tema delle coperture debbano essere date dal ministero dell'Economia. A questo punto, dunque, la palla passa al Colle. Il capogruppo della Lega, Gianpaolo Dozzo, ha chiesto al presidente della Camera di informare Napolitano e ha comunicato che il Carroccio chiederà un incontro. Anche l'Idv ha annunciato che scriverà una lettera al Capo dello Stato. Che comunque non è rimasto fermo. Ieri sera il presidente della Repubblica ha chiamato Fini per avere ragguagli e chiarimenti su quanto avvenuto alla Camera. Allo stesso tempo ha dato la propria disponibilità ad aderire alle richieste della Lega Nord sul decreto liberalizzazioni, quando queste saranno avanzate in termini corretti e formali. Per quanto riguarda le coperture del testo, invece, Napolitano è pronto a raccogliere i pareri dei diversi soggetti in causa, dalla Ragioneria alla Commissione, per finire con il governo. Solo dopo questo giro di orizzonte deciderà se promulgare il testo. In ogni caso non sarebbe la prima volta che il presidente della Repubblica dà il suo via libera ad una legge dopo aver raccolto i chiarimenti necessari sul nodo delle risorse. Nel frattempo resta ancora sospesa la vicenda della norma sullo scoperto dei fidi concessi dalle banche ai clienti. La modifica, inserita al Senato, aveva scatenato la dura reazione degli istituti di credito. Giunti a questo punto sia i partiti che l'esecutivo hanno concordato sulla necessità di intervenire. Peccato che nessuno abbia intenzione di intestarsi la paternità. Il governo insiste affinché la maggioranza vari un ordine del giorno che chieda di inserire il cambiamento in un successivo decreto. Ma al momento Pdl e Pd si rimpallano l'onere dell'iniziativa. Gli ordini del giorno verranno votati domani a partire dalle 14. Solo allora si saprà l'esito del «tira e molla».