L'Italia ha trovato la sua Lady di ferro

In principio fu il Loden, poi Dio creò la Fornero. La genesi del governo è questa. Un esecutivo in cui gli opinion maker davano per scontata l’ascesa di un ticket composto da SuperMario e Corrado Passera, alla fine si ritrova dopo un po’ di mesi con un outsider tosto, preparato e donna: Elsa Fornero, ministro del Lavoro. È vero, la sua materia è quella più delicata, dunque sotto i riflettori, ma la verità è che a differenza di altri presunti fenomeni di carta, la Fornero i riflettori non li ha mai evitati, è una donna che non ha paura di niente, si assume le sue responsabilità, ci mette la faccia. Quando Fornero pianse, la criticai dicendo che Margaret Thatcher non l’avrebbe mai fatto. Mesi dopo, il ministro ha dimostrato di avere una gran tempra e forse, per la prima volta nella nostra storia, anche l’Italia ha trovato la sua «Iron Lady» la Lady di ferro. Pensateci bene, la Thatcher ebbe il suo primo grande scontro con i sindacati che allora assomigliavano tanto a quelli italiani di oggi: privilegi, scioperi senza senso, un collegamento con i laburisti, nessuna idea del conto profitti e perdite. I cantieri navali rimasero fermi settimane per uno scontro tra falegnami e fabbri: non si mettevano d’accordo su chi doveva fare i buchi per le viti!   E nel frattempo la Gran Bretagna scivolava verso la sfascio economico. Thatcher mise fine agli scioperi illegali e chiuse le miniere di carbone improduttive. Fu una battaglia enorme. Ma vinse. Alla Fornero tocca un confronto altrettanto duro. C’è chi le augura il cimitero e si fa scattare foto ricordo sorridendo sul macabro augurio. Una buona ragione per non far vincere gli sfascisti. E cambiare tutto. Se la Fiat ha sempre la tentazione di chiudere i suoi stabilimenti nel Belpaese è perché a Pomigliano durante le partite del Napoli o della Nazionale c’era un boom improvviso di malati. E la Fiom difendeva questa vergogna. Se la terza economia d’Europa ha le imprese troppo piccole è colpa dell’articolo 18 e chi afferma il contrario è un bugiardo. Un gigante economico non può essere affetto da nanismo aziendale. È bene che Confindustria registri tutto questo e ci risparmi il futuro inciucio sottobanco con la Cgil. Caro Squinzi, al Paese non serve. Elsa Fornero è quello che ci voleva per fare l’elettroshock a un sistema completamente in bambola. Parla chiaro («non facciamo passi indietro, il Parlamento approvi o ci mandi a casa») e soprattutto sa di cosa parla. Monti la lascia fare, con lei assume un ruolo da gatto sornione, da mediatore andreottiano. Sarà lui a tirare le conclusioni, ma sa anche che per la Fornero vale il detto della Thatcher: «In politica se vuoi che qualcosa venga detto chiedi ad un uomo, se vuoi che qualcosa venga fatto chiedi a una donna».