Affari e poltrone: la scalata della famiglia Lusi ai Democratici

Una galassia di interessi e, soprattutto, di rapporti, che coinvolge inevitabilmente anche l'altra metà del P d. L'affaire Lusi, finora chiuso nel recinto degli ex della Margherita, s'allarga. Non è un caso che la Procura di Roma, che indaga sul senatore ed ex tesoriere Dl Luigi Lusi, per l'appropriazione indebita di oltre 13 milioni di euro, stia valutando a 360 gradi eventuali finanziamenti assegnati ad esponenti politici. Del resto la famiglia Lusi s'è costruita negli anni uno spazio politico rilevante. Ad aprire la strada è stato Antonino Lusi, fratello di Luigi. Ha lavorato per più di 25 anni come consigliere parlamentare al Senato ed è stato capo dell'ufficio legislativo del dicastero dell'Industria, quando era ministro il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, poi è stato capo di gabinetto del dicastero della Sanità con il ministro Rosy Bindi. Ha ricoperto anche l'incarico di consigliere giuridico del ministero dei Trasporti. Ovviamente sempre in quota Pd ha fatto parte del cda dell'Isvap e dell'Enac. Fino a che, nel 2010, è diventato sindaco di Capistrello, il paese a pochi chilometri dall'Aquila dove i Lusi hanno il loro quartier generale e dove, negli anni Settanta, Antonino era stato consigliere del Pci. La Procura continua a lavorare per sbrogliare la matassa, in cui è finito anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ieri, invitato al congresso fiorentino del Pdl, sul palco ha aperto la giacca indicando, nella tasca interna, il foglio con la lista dei finanziatori della sua campagna elettorale. Dalla platea gli hanno urlato «C'è anche Lusi?». Secca la replica di Renzi: «Lusi qui non c'è». «Li sto richiamando uno per uno - ha detto il sindaco facendo riferimento ai suoi finanziatori - in modo da avere l'autorizzazione per rispetto della privacy» per poi renderli pubblici. «Questo vuol essere un piccolo segnale anche per consentire ai cittadini di tornare a credere che la politica non fa schifo». Il caso è nato da un articolo su Libero, secondo cui Luigi Lusi avrebbe pagato tre fatture per 122 mila euro a società che hanno lavorato per la campagna elettorale di Renzi. Il sindaco ha smentito e ha annunciato querele. Attacca il leader del Partito Socialista Italiano, Bobo Craxi: «Il sindaco di Firenze, che è stato coinvolto nel caso Lusi, fino alla scorsa settimana distribuiva patenti di moralità, mentre oggi sembra un personaggio del film di Almodovar: "La mala educacion". Provo compassione per lui». In ogni caso i magistrati stanno seguendo il «percorso» dei soldi sottratti dall'ex cassiere alla Margherita. Non sarebbe escluso che almeno una parte dei fondi sarebbero stati usati per finanziare manifestazioni elettorali di esponenti del Pd.