Tre ipotesi sugli eurobond

In questi mesi si parla molto di eurobond, tuttavia, intorno a questo strumento finanziario, vi é una grande confusione, in quanto, sotto il nome di eurobond, si accomunano tutta una serie di strumenti obbligazionari molto differenti tra loro. La Commissione europea ha presentato lo scorso autunno un Libro Verde sugli Stability Bond in cui delinea tre categorie possibili di eurobond. La prima prevede l’eliminazione totale dei bond nazionali rimpiazzati da bond europei con completa mutualizzazione del debito, la seconda ripropone la tesi dei bond blu e rossi e una terza che prevede l’emissione comune senza mutualizzazione del debito e senza necessità di una modifica del Trattato. A mio avviso, le ipotesi 1 e 2 non sono al momento percorribili, in quanto implicano un sistema di sorveglianza con troppe regole, il trasferimento del rischio e la garanzia in solido tra tutti gli Stati (per cui sorge il rischio di moral hazard), il terzo approccio rappresenta, invece, una soluzione rapida ed efficace. Per dare vita al sistema degli eurobond, ritengo importante evitare di spaventare quei Paesi virtuosi che li associano alla mutualizzazione del debito, spiegando loro, invece, che così si crea un sistema che tutela i Paesi seri. Con la terza opzione si ha rispetto della disciplina fiscale e nessuna mutualizzazione del debito. Sono un fautore dell’opzione 3 che però va meglio declinata. Occorre prevedere l’emissione congiunta, da parte di un organismo centrale europeo per raccogliere fondi sul mercato internazionale, di una parte del debito nazionale, senza asset aggiuntivi a garanzia, ma con una divisione di quelli esistenti. Ogni Stato, per garantire la parte di debito che va sotto forma di «eurobond», quindi, dovrebbe porre a garanzia i suoi asset migliori, quelli più sicuri (liquidi, riserve auree, etc), il resto degli asset verrebbe utilizzato per coprire la restante parte del debito. In questo modo il debito di uno Stato sarebbe diviso in due parti, un debito «senior» e un debito «junior». Il totale del debito senior ammonterebbe al massimo 40% del Pil di ogni Stato membro, il che, aggregato a livello Ue, significherebbe oltre 4 mila miliardi di euro. Il residuo, cioè il debito oltre il 40% del Pil, sarebbe coperto dall’emissione di debito nazionale. Se l’entità centrale emittente bond europei avrà crediti nei confronti di ciascuno Stato membro pari al 40% del Pil, ipotizzando una vita media di 10 anni, ogni anno l’equivalente di circa il 4% del Pil nel portafoglio del soggetto centrale verrà a maturazione e dovrà essere ritrasferita allo Stato membro con un evidente beneficio per le finanze pubbliche. Allo stato attuale, con il solo mercato dei bond nazionali, c'é commistione tra strumento finanziario e di rischio. Invece é fondamentale spezzare il legame tra solvibilità e liquidità. Gli eurobond rappresenterebbero uno strumento finanziario con un rating anche maggiore della tripla A e agevolerebbero la raccolta di liquidità che é uno dei veri problemi di questo periodo, mentre gli strumenti nazionali diventerebbero strumenti di rischio. Tuttavia, pur essendo strumento di rischio, si aumenterebbe la disciplina di bilancio e fiscale perché vi sarebbe concorrenza con gli altri bond sia quelli senior che quelli degli altri Stati. In questo modo si eviterebbe l’utilizzo dei bond nazionali sia quale strumento di garanzia, che di rischio e speculazione. Per quanto riguarda le sanzioni, poi, per ora, per come sono state concepite non funzioneranno e non saranno efficaci, in quanto agiranno ex post, quando il danno é stato già fatto. L’unica soluzione é la sanzione real time e questa sanzione può essere posta in essere rendendo i Paesi dipendenti dai fondi raccolti con gli eurobond. Infatti, nel caso in cui un Paese imbocchi una strada sbagliata, le istituzioni comunitarie potrebbero sanzionarlo bloccando il rimborso del 4% annuale. Come invece concepite dall’articolo 126 del Trattato le sanzioni attuali arrivano a danno fatto, rendono la situazione fiscale e budgetaria ancora peggiore, in quanto lo Stato per rientrare e pagare le multe comminate dall’UE dovrà alzare le tasse e politicamente sono sbagliate perché vanno a colpire un governo diverso da quello che ha commesso gli errori. Questa proposta porta con sè una serie di vantaggi quali la realizzazione immediata, senza dover modificare i Trattati, il rispetto della regola del non bail out, un potente strumento di influenza sulle politiche nazionali che migliora la governance economica e la disciplina fiscale, benefici in termini di liquidità e stabilità.