Sì del Senato. La manovra è legge Monti: adesso parte la fase due

Via libera dell'Aula del Senato alla manovra economica varata dal governo Monti e alla fiducia posta dall'esecutivo sul provvedimento. I sì sono stati 257 e i no 41. Il decreto sarà legge dello Stato dopo la firma del cpresidente della Repubblica e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. A votare a favore Pdl, Pd e Terzo Polo, Udc, Coesione nazionale-Io Sud. A esprimersi con un voto contrario Idv, Lega, Svp. Rispetto alla fiducia ottenuta il 17 novembre, la manovra costa al governo Monti 24 voti a Palazzo Madama. SALDI INVARIATI Le poche modifiche introdotte dalla Camera hanno confermato i saldi previsti dal testo iniziale del provvedimento. I tecnici del servizio bilancio di Camera e Senato hanno evidenziato, in particolare, un lieve miglioramento in termini di indebitamento netto per circa 58 milioni nel 2012, 9 milioni nel 2013 e 7 milioni nel 2014. La manovra netta, l'entità della correzione sui saldi in termini di differenza tra entrate e impieghi, determina pertanto una correzione, rispetto al tendenziale dei conti pari a 20,2 miliardi nel 2012, a 21,3 nel 2013 e a 21,4 nel 2014. Le modifiche intervenute incidono inoltre in minima parte sulla portata della manovra lorda che, in termini di indebitamento, al netto degli effetti indotti, risulta pari a 31,2 miliardi nel 2012, 33 miliardi nel 2013 e a 34,9 miliardi nel 2014. Per quanto riguarda la composizione, le risorse risultano reperite prevalentemente dal lato delle entrate, pari a 26,6 miliardi nel 2012 (85% delle risorse) a fronte di minori spese per 4,6 miliardi (15%). Per il biennio successivo le entrate (26 miliardi) incidono per il 79% nel 2013 e per il 74% nel 2014 (25,8 miliardi). IN EUROPA A TESTA ALTA Con questa manovra l'Italia può affrontare "a testa alta la crisi" dal momento che l'avanzo primario dell'Italia non ha eguali in Europa, ha afferma in aula al Senato il presidente del Consiglio Mario Monti. "Opereremo fortemente per far cambiare la Ue", ha detto Monti sottolineando che "il debito pubblico italiano è bilanciato dal patrimonio pubblico e dal risparmio privato italiano. Ciò però non è sufficiente" per fronteggiare la crisi. L'Italia è tuttora in "un contesto di criticità", ammette il premier che invita gli italiani ad avere fiducia e a sottoscrivere i titoli di stato italiani. "Chiediamo con la manovra sacrifici significativi - dice Monti - ma inferiori a quelli che dovremmo sostenere" se l'emergenza andasse avanti. "Ho colto nel dibattito un vivo e vivace segnale segnale affinché il governo rappresenti in Europa la necessità di politiche per la crescita. Questa convinzione è vostra ed è mia", ma i meccanismi comunitari "richiedono l'unanimità e comportano la necessità di persuadere altre 26 stati membri: noi opereremo molto fortemente per far cambiare la politica europea in questo senso e questo sarà il nostro impegno".  Il premier è intervenuto anche sulle critiche che vogliono la manovra incentrata soprattutto sul rigore e meno sugli altri due "pilastri" equità e crescita. "Lo slogan secondo cui pagano i soliti noti è rituale, ripetitivo e privo di fondmento", ha affermato Monti al Senato. "Abbiamo fatto tutto il possibile nei primi 20 giorni, ma resta un lavoro enorme". SUL LAVORO DIALOGO CON LE PARTI SOCIALI Su temi come "la riforma del mercato del lavoro, lo stile dei rapporti con le parti sociali sarà diverso" rispetto a quello seguito fino ad oggi, perché questa materia "per sua natura, richiede un dialogo con le parti sociali", ha detto Monti, che ha ringraziato tutti i partiti ma, in particolare, chi sostiene il governo perché "hanno rinunciato alla popolarità, sobbarcandosi un onere nell'interesse del Paese". E il premier ha accettato l'invito di Silvio Berlusconi per consultazioni "anche in anticipo" sui provvedimenti del governo. "Vorrei dire ai cittadini che l'appoggio che questo governo sta ricevendo è molto più grande di quello che i partiti lasciano credere o dichiarano". Rispetto "alle pensioni e alla fiscalità - ha proseguito Monti - questo è un tema che richiede, per sua natura, il dialogo con le parti sociali". Il premier ha aggiunto che su queste materie ci sarà "un'agenda strutturata di incontri" tra governo e parti sociali. Sul tema della crescita Monti ha sottolineato che "la proiezione allo sviluppo sarà l'asse portante della nostra azione".  "Resta da fare un lavoro enorme per liberare l'economia italiana dai freni della crescita", ha detto Monti riferendosi in particolare alle liberalizzazioni. POLLICE VERSO DELLA LEGA Dopo le parole del presidente del Condiglio sono cominciate in aula al Senato le dichiarazioni di voto. Scontato il no di Italia dei valori e Lega nord. Il senatore del Carroccio Roberto Calderoli ha espresso il suo dissenso durante il discorso di Monti facendo il gesto del pollice verso e urlando "buuuh".  "Monti è stato supponente e arrogante, peggio del vuoto astrale", ha detto l'ex ministro. "Adesso vuole fare anche il professore politico, ma non ha niente del professore", ha aggiunto.  Alcuni senatori del partito di Bossi, che già avevano sollevato numerosi mormorii durante l'intervento del premier, si sono alzati dai banchi facendo gesti di contrarietà . Tra questi anche Roberto Castelli che ha piu' volte ripetuto "ma, va là". NO DEI DIPIETRISTI L'Idv conferma il suo no alla manovra del governo e, di conseguenza, voterà no anche alla fiducia. A ribadirlo è il capogruppo dipietrista al Senato, Felice Belisario che spiega: "Noi vogliamo che i sacrifici li facciano davvero tutti, mi auguro che il comportamento del governo ci possa consentire di migliorare i provvedimenti e magari, perché no, anche votarli, ma con la consapevolezza che guardano al bene di tutti". Belisario ribadisce le critiche alla manovra e, rivolgendosi al premier Monti, dice: "Lei non è la controfigura di Babbo Natale e gli italiani hanno compreso subito che c'erano da fare dei sacrifici". Questa, conclude, "è una manovra squilibrata e depressiva". MATTEOLI: DAL PDL SÌ COMPATTO "Il Pdl voterà sempre unito a favore del governo e andrà compatto al Senato", ha detto l'ex ministro Altero Matteoli che ha escluso sorprese dal partito di Berlusconi prendendo le distanze dalle denuncie della Lega ma rinnovando l'auspicio che l'alleanza con Bossi possa ricomporsi. "Sono in Parlamento da trent'anni e di vicende tipo quelle della Lega - ha detto Matteoli, ospite a Tgcom24 - ne ho viste tante, fatte anche da altri. Non mi piacciono. La Lega ha scelto un certo percorso ma le cose che ci hanno legati non sono venute meno. Basta essere chiari sugli obiettivi e sul programma. Ci sono due leghe: una sul territorio e che è contro e una Lega che è a Roma e che fa il suo dovere e ci ha sempre appoggiati. Non possiamo pensare che il Pdl stia fermo, deve andare a spiegare i perché di certe scelte ma l'elettorato alla fine apprezzerà i sacrifici e il senso di responsabilità". RIPRESA LA DISCUSSIONE  In Senato questa mattina è mancato il numero legale all'apertura della seduta dedicata al voto di fiducia sulla manovra. I lavori sono stati quindi sospesi per riprendere intorno alle 9,30. A chiedere la verifica del numero legale è stata la Lega al momento di votare per l'approvazione del verbale della seduta precedente. Carroccio protagonista anche ieri in Aula, dove è riesplosa la protesta dei leghisti non appena il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda ha preso la parola per annunciare la fiducia. Dai banchi del Carroccio alcuni senatori hanno cominciato a fischiare con dei fischietti. Schifani li ha richiamati all'ordine affermando che si è trattata di una scena che fa "scempio al Parlamento. Dovreste vergognarvi - li ha bacchettati - questo non è lo stadio, è il Parlamento".